Cateno De Luca potrebbe finire a processo per vilipendio del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Il sindaco di Messina è stato iscritto nel registro degli indagati nel marzo scorso, proprio a seguito di una denuncia presentata da Lamorgese. Ma per questa tipologia di reati, quelli contro un ministro, l’azione penale può essere esercitata dalla magistratura solo dopo aver ricevuto la necessaria autorizzazione del ministro della Giustizia. Via libera di Alfonso Bonafede giunto nella giornata di lunedì 22 giugno.

Alfonso Bonafede concede autorizzazione a procedere contro De Luca

Come appena accennato, dunque, il ministro della Giustizia in quota M5s, Alfonso Bonafede, si è detto ufficialmente favorevole all’avvio di una azione penale contro Cateno De Luca. Ora spetterà alla procura di Messina, competente sul caso, decidere se avanzare una richiesta di rinvio a giudizio, che porterebbe al processo, oppure emettere un decreto penale di condanna contro il sindaco De Luca. Un atto ufficiale del Guardasigilli Bonafede era comunque necessario prima di stabilire la sorte processuale del primo cittadino messinese.

Cateno De Luca accusato di vilipendio

Cateno De Luca dovrà dunque rispondere del reato di vilipendio, come previsto dall’articolo 290 del codice penale.

La sua iscrizione nel registro degli indagati risale a marzo, quando il sindaco, in piena emergenza coronavirus, si è reso più volte protagonista di durissime invettive contro Luciana Lamorgese. Secondo la versione di De Luca, il ministro dell’Interno sarebbe stato colpevole di non aver bloccato l’esodo di persone verso la Sicilia e il loro sbarco a Messina.

La reazione di Luciana Lamorgese

Peccato, però, che nel condannare quelle che secondo lui sono state le carenze nella gestione dell’emergenza coronavirus da parte del Viminale, De Luca si sia lasciato andare a un linguaggio scurrile. Le accuse offensive lanciate contro Lamorgese hanno alla fine indotto il ministro dell’Interno a presentare una denuncia presso la procura di Messina contro il sindaco.

Scelta fatta “a seguito delle parole gravemente offensive e lesive dell'immagine per l’intera istituzione che rappresenta, pronunciate pubblicamente e con toni minacciosi e volgari”, hanno motivato dal Viminale. Se Cateno De Luca dovesse effettivamente finire a processo e venire condannato, però, la pena a suo carico sarebbe molto lieve. Il già citato articolo 290 del codice penale, infatti, punisce l’autore del reato di vilipendio con una multa compresa tra i mille e i 5mila euro. Ma la questione ovviamente è più Politica che giudiziaria.