C'è un nuovo Dcpm all'orizzonte, quello che entrerà in vigore dopo il 15 gennaio. Inevitabile interrogarsi su quelle che dovrebbero essere le misure restrittive finalizzate a contenere il contagio da Coronavirus. A decidere alla fine sarà il governo su quelle che saranno le indicazioni dei tecnici. Tuttavia, in attesa che le nuove regole siano ufficializzate dal nuovo testo si innesca un dibattito in cui vengono coinvolti gli scienziati più in vista nell'ultimo periodo. Tra loro c'è Andrea Crisanti. Il virologo dell'Università di Padova è stato interpellato da La Stampa rispetto a quello che, a suo avviso, dovrebbe essere il modus operandi per fare in modo che si possa avere un risultato tangibile rispetto alla necessità di contenere la diffusione del coronavirus.
"Me lo chiedete per ogni Dpcm e rispondo sempre che le misure non bastano. Serve un lockdown vero, duro, veloce e questo vale ancor di più ora".
Coronavirus, Crisanti chiarisce il suo pensiero
Un pensiero netto che Crisanti ha modo di chiarire. L'idea del virologo è che, perciò, al momento ci sarebbe da serrare le fila e innalzare il livello delle restrizioni. Il motivo? La campagna di vaccinazione in corso.
Il vaccino, secondo gli scienziati, è la più grande arma che l'umanità può mettere in campo per mettere a punto una strategia efficace contro il virus. Tuttavia, c'è da mettere in piedi una lotta contro il tempo. Attardarsi, secondo Andrea Crisanti, porterebbe ad alimentare un rischio da scongiurare .
"Bisogna - ha precisato - impedire che l'alta trasmissione del virus favorisca la creazione di varianti che complicherebbero la vaccinazione".
La buona notizia è che, al momento, la temuta variante inglese non dovrebbe mettere in discussione l'efficacia dei vaccini in distribuzione o pronti a essere approvati. "Ma col passare del tempo - avverte il professore - potrebbero esserci altre varianti".
Tra i concetti esposti dal virologo c'è anche quello relativo al fatto che qualora la variante inglese diventasse dominante, per effetto della sua elevata diffusibilità, rischierebbe di diventare "difficilmente controllabile" e a quel punto bisognerebbe prepararsi all'idea che l'eventuale immunità di gregge potrebbe vedere la propria soglia innalzarsi fino all'80%.
Il principio scientifico è chiaro: più un virus è bravo a diffondersi, più si allontana il punto in cui si raggiunge la quota di vaccinati tale da mettere al riparo la popolazione.
Dpcm, Crisanti preferirebbe regole rigide
Nel prossimo Dpcm, inoltre, si inizia ad ipotizzare l'ipotesi che l'eventuale incidenza di casi settimanali oltre le 250 unità per 100.abitanti possa traghettare una regione automaticamente verso la zona rossa. Un'orizzonte che Crisanti condivide, non temendo definirlo migliore di ciò che definisce "arlecchinata dei colori prima di Natale". "Ma -ha puntualizzato - abbasserei la soglia a 50-80".
Nel corso dell'intervista Andrea Crisanti ha, inoltre, ribadito la sua idea secondo cui, in questo momento, sarebbe opportuno ritrovare un sistema di controllo sul fenomeno pandemico in Italia.
La strategia ritenuta utile dallo scienziato è quella di basare gli interventi su due livelli: un lockdown duro a cui accompagnare un sistema di potenziamento della rete di test.
Uno scenario che, almeno nel suo disegno, consentirebbe il ritrovamento del tracciamento, consentirebbe una ripresa economica e permetterebbe di vivere al meglio la fase di vaccinazione. Una campagna che, secondo Crisanti, potrà dirsi conclusa e solo se tutto andrà bene tra un anno.