Il nuovo Dpcm contiene tutte le disposizioni anti-Covid che regoleranno la vita degli italiani. Esso sarà valido dal 6 marzo al 6 aprile.
Tuttavia, nelle scorse ore il professor Massimo Galli ha chiarito che non si stupirebbe di "cambiamenti in corsa". L'infettivologo del Sacco di Milano ha affrontato la questione nel corso della trasmissione di La7 Otto e mezzo, lasciando intendere che un'evoluzione negativa della curva del Coronavirus potrebbe magari rendere necessario l'aggiunta di altre restrizioni.
"Ovviamente", ha risposto il medico a domanda precisa di Lilli Gruber sull'argomento, aggiungendo di augurarsi che ciò non sia necessario.
Anche perché un intervento di questo tipo sarebbe sintomo del fatto che la situazione epidemiologica si sarebbe aggravata.
Nuovo Dpcm, la visione del professor Galli
Il nuovo Dpcm prevede il mantenimento della divisione del Paese a colori. Uno strumento che esclude l'omogeneizzazione delle misure nel Paese ed evita scenari come la serrata totale. Basterà? Il professor Galli ha risposto in maniera chiara.
"Sul nuovo Dpcm - ha evidenziato - lo saprà chi avrà vissuto. Nel senso che, considerando la realtà che dobbiamo affrontare, non mi stupirei di necessità di cambiamenti in corsa. Sarebbe anche importante che nessuno si scandalizzi di questo". "In questo momento - ha aggiunto - a guidare le danze e a dettare il copione è il virus, non siamo noi".
Otto e mezzo, Galli si augura che non servano nuove restrizioni
Il professor Galli si è soffermato sulla possibilità che all'orizzonte possa configurarsi la necessità di nuove restrizioni. "Mi auguro - ha precisato - che non sia necessario, mi auguro che possano essere mirate ad aree precise del Paese e non vadano per regioni, ma per aree particolarmente colpite.
Mi auguro che in quei contesti si possano combinare più interventi: la vaccinazione, una valutazione a tappeto per quanto riguarda la diffusione dell'infezione in aree ristrette. Queste cose potrebbero aiutare a cercare di venirne fuori".
A fare paura oggi è la variante inglese. "Sono giorni, settimane, che batto - ha evidenziato Galli - su questo tasto, anche a costo di essere intempestivamente smentito.
Per cui da questo punto di vista è avvenuto esattamente quello che purtroppo era facile prevedere, non soltanto da me, ma da chiunque avesse conoscenze specifiche in questo campo".
Variante inglese coronavirus, Galli torna sul tema
"È evidente - ha aggiunto Galli - che oramai è la variante prevalente e lo è anche nelle persone che si rivolgono ai nostri ospedali. Mi auguro fortemente che si rischia a contenere le altre che ci potrebbero dare ancora maggiori problemi".
Il ceppo britannico del virus preoccupa per la sua elevata diffusibilità. "Resta il fatto - ha proseguito l'infettivologo - che la variante inglese ha capacità di infettare maggiore e che questa capacità si riflette nell'avere anche più bambini adolescenti e giovani che si infettano, e infettandosi possono portare l'infezione a casa, trasmettere agli adulti e dagli adulti agli anziani".
Coronavirus, Galli: 'Ho impressione che qualcuno non abbia capito come stanno le cose'
Galli ha poi delineato quelle che sono le attuali circostanze: "È una situazione - ha evidenziato - che non avremmo voluto rivedere. Ma non è la situazione del marzo scorso, perché all'epoca eravamo attoniti di fronte a una marea montante assolutamente imprevista. Adesso attoniti non dovremmo poterlo essere più, anche se qualche volta ho l'impressione che qualcuno non abbia capito come stanno le cose".
"Abbiamo molti più strumenti di diagnosi, di cura. Abbiamo, ahimè, le varianti. Il virus si è adattato lui e ha ricominciato a menare le danze, guidare la gavotta e noi siamo nelle condizioni di avere comunque difficoltà", ha poi concluso Galli.