L'8 e il 9 giugno si terrà un referendum con cinque quesiti sui temi del lavoro e della cittadinanza. Negli ultimi tre decenni, lo strumento del referendum abrogativo in Italia ha mostrato tutta la sua fragilità, almeno in termini di partecipazione popolare. Dal 1995 al 2022, nove consultazioni referendarie di tipo abrogativo sono state sottoposte al giudizio degli elettori. Tuttavia, solo in un’occasione su nove è stato raggiunto il quorum richiesto dalla Costituzione per rendere valido l’esito: almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto.

I vari referendum senza quorum dalla seconda metà degli anni '90

L'istituto del referendum abrogativo nelle prime nove occasioni in cui è stato utilizzato in Italia (fra il 1974 e il 1995) aveva raggiunto il quorum piuttosto agevolmente in otto occasioni su nove (l'unica eccezione fu quello sul tema della caccia nel 1990). Dalla seconda metà degli anni Novanta però le cose si sono completamente invertite.

La lunga serie di referendum senza esito comincia nel 1997, quando soltanto il 30,2% degli elettori si recò alle urne per esprimersi su sette quesiti su vari argomenti. Due anni dopo, nel 1999, ci fu una crescita fino al 49,6% al referendum sull'abolizione della quota proporzionale nella legge elettorale, ma ancora insufficiente per varcare la soglia.

Da quel momento in poi, la partecipazione non è praticamente mai riuscita a rialzarsi in modo significativo: nel maggio 2000 si votò (su temi elettorali, rimborsi e sindacali) con un’affluenza intorno al 32%.

Nel giugno 2003 solo il 25,5% dei cittadini si recò alle urne per estendere l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori ai dipendenti delle piccole imprese e sul tema degli elettrodotti, una percentuale confermata al voto sulla procreazione medicalmente assistita nel giugno 2005. Nel 2009 si toccò uno dei punti più bassi, con appena il 23,3% di partecipazione a un nuovo referendum elettorale (che mirava ad abolire la possibilità di apparentamento fra le liste).

L'unico quorum fu raggiunto nel 2011, poi altre due consultazioni con bassa affluenza

La grande eccezione arrivò nel giugno 2011, quando gli italiani si mobilitarono in massa per dire la propria su tematiche legate all’acqua pubblica, al nucleare e al legittimo impedimento. In quell’occasione fu raggiunto e superato il quorum, con un’affluenza del 54,8%. Ma è stato un episodio isolato, probabilmente legato anche all'ondata emotiva causata nell'opinione pubblica dal disastro alla centrale nucleare giapponese di Fukushima avvenuto l'11 marzo 2011, poche settimane prima del voto che verteva anche sul nucleare.

Già nell'aprile 2016 il trend tornò quello consueto: appena il 31,2% degli aventi diritto si presentò alle urne per votare sulle concessioni alle trivellazioni petrolifere in mare.

Infine nel giugno 2022 si è toccato il punto più basso della partecipazione referendaria della storia italiana: solo il 20,4% degli italiani andò a votare sui temi della giustizia e sulla separazione delle carriere dei magistrati.