Fino a poche settimane fa, Elon Musk si mostrava in pubblico con un cappellino che lodava Donald Trump, dichiarando: "Trump aveva ragione su tutto". Una dimostrazione di vicinanza non solo simbolica: Musk ha sostenuto con ingenti donazioni la campagna del presidente. Ma la tregua si è interrotta bruscamente. Dopo uno scambio di cortesie durato mesi, i due si sono nuovamente scontrati, con toni sempre più accesi.

Trump attacca: "Il Doge? Potrebbe mangiare Elon"

In un recente comizio, Trump ha lanciato frasi al vetriolo contro Musk. Definendolo un potenziale "mostro", ha evocato scenari grotteschi: "Deportare Elon? Vedremo se è possibile". Il motivo? Le critiche pubbliche di Musk alla legge di bilancio proposta dai repubblicani, che secondo il Congressional Budget Office aumenterebbe il debito pubblico di oltre 3.300 miliardi di dollari in dieci anni e priverebbe 11 milioni di cittadini dell'assicurazione sanitaria.

Musk rompe la tregua: critiche e minacce politiche

Il patron di Tesla non ha mantenuto la neutralità promessa. Non solo ha attaccato la legge definendola "folle e dannosa", ma ha anche minacciato di finanziare campagne contro i candidati repubblicani alle prossime elezioni di Midterm. Musk ha perfino rilanciato l'idea di fondare un terzo partito, l'"America Party".

I timori dei repubblicani per le elezioni del 2026

Trump e i suoi alleati sono consapevoli del potere economico e mediatico di Musk.

Per i repubblicani, mantenere la maggioranza in Congresso nel 2026 è cruciale. Una scissione o l'opposizione di un attore influente come Musk potrebbe compromettere i loro piani di riforma istituzionale.

Può davvero essere deportato Elon Musk?

Musk è cittadino americano naturalizzato dal 2002. Anche se originario del Sudafrica, non ci sono basi giuridiche evidenti per una sua deportazione. Le parole di Trump sembrano più che altro una minaccia politica, così come quella di rivedere i sussidi statali destinati alle aziende del miliardario, accusato di aver beneficiato per anni di aiuti federali.

Il passato (e i post) che tornano a galla

Lo scontro odierno ha radici profonde. Già a giugno Musk aveva espresso rimorso per il suo passato sostegno a Trump, definendolo "un errore".

In quell'occasione, aveva anche lasciato intendere un possibile coinvolgimento del presidente nello scandalo Epstein, un'accusa grave e mai provata. Inoltre, secondo il "Washington Post", Musk avrebbe lavorato illegalmente negli USA prima della naturalizzazione, accusa da lui smentita.

Una faida che rischia di spaccare la destra americana

La guerra personale tra Trump e Musk va ben oltre l'aneddotica. Rappresenta il conflitto tra due visioni opposte del futuro degli Stati Uniti: populismo contro tecnocrazia, sovranismo contro innovazione. Un duello che potrebbe avere ripercussioni profonde sulle prossime elezioni americane e sull'equilibrio politico dell'intero Occidente.