Fabrizio Barca ha spiegato ieri alla Festa dell'Unità il suo rapporto sui circoli del Pd romani. Ha denunciato con toni decisi la corruttela in cui versano i circoli democratici che piegano l'interesse comune a favore dell'interesse privato. "Il circolo aderisce ad una filiera di favori e fedeltà. Opera da base operativa di un candidato, si schiaccia sulla pubblica amministrazione diventandone strumento", ha detto esponendo il suo rapporto. Dalla sua diagnosi è chiaro che su 110 circoli nella capitale solo 9 sono funzionali. 27 vanno chiusi a stretto giro in quanto rappresentano la categoria del "potere per il potere" perché "serbatoi di voti e feudi di capibastone". È a questo livello che matura il sistema di Mafia-capitale che confonde politica, amministrazione, interessi. La cura per correggere tale malaffare può essere solo la rifondazione ex novo di queste cellule di appoggio. Si chiede un cambio di passo per di più contestuale al momento storico di Roma e del suo Comune.

Una bomba dietro l'altra sul Campidoglio

Un'altra bomba sul Campidoglio, l'ultimo blitz mascherato per scansare Marino ormai convinto di essere sotto l'egida di Renzi nonostante questi abbia indirizzato affondi di ben altro senso. Marino è un elemento scomodo che sta attirando sul PD varie grane che lo stanno dissanguando di voti. Il sondaggio di Repubblica tira fuori i numeri: il Pd rispetto alle Europee da cui uscì vincitore con un 40,8% è collassato al 32% ed è immediatamente inseguito dal movimento di Beppe Grillo che ha compiuto il movimento contrario. Oggi ha un tesoro di 26 punti percentuali con un guadagno di 5 punti dalle Europee. Su Marino è caduta la tegola del Mef che reclama 350 milioni per i salari accessori. Inoltre sta per arrivare il rapporto di Franco Gabrielli che potrebbe pronunciarsi sullo scioglimento del comune per mafia. Opzione di cui il PD non vuole discutere. Allora per rendere meno salata almeno la formula si parla di scioglimento per "diffusa illegalità". I fedelissimi sibilano alle orecchie del sindaco di lasciare andare i consiglieri renziani mentre si contano i primi abbandoni. La giunta perde il titolare delle infrastrutture Improta che vagheggia un avvenire migliore da vicesindaco. Segno che ormai Marino può contare solo sulla sua forza interiore, non su quella politica. Fortunatamente Roma non è il suo governo e lo ha dimostrato nella storia. Il potere asserragliato nei castelli in estrema debolezza, la città che fuori resiste.