Come la tela di Penolope, la Metro C di Roma resta un mistero. Modifiche continue nell’opera, il ritardo latente degno della Salerno - Reggio Calabria, hanno fatto della terza potenziale arteria di viabilità sotterranea della Capitale l’ennesimo atto indegno pagato a caro prezzo dai cittadini. A far emergere la prassi consolidata del gonfiamento costi è stata la Procura di Roma, che ha messo nel mirino politici, dirigenti e tecnici impegnati nei cantieri. Secondo gli inquirenti, illustri esponenti della società appaltante Roma Metropolitane e della Metro C, hanno fatto ricadere i costi generati dal ritardo d’opera sotto la voce costi aggiuntivi.

Per il reato di truffa aggravata ai danni di enti pubblici, sono stati iscritti nel registro degli indagati 13 persone. Su tutti spiccano i nomi illustri di Ettore Incalza (ex dirigente del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti già prosciolto nel marzo scorso da un processo che lo vedeva imputato per corruzione) e di Guido Improta (ex assessore alla Mobilità della giunta capitolina guida da Ignazio Marino).