Il cervello è come un muscolo che va tenuto sempre in allenamento. Lo possiamo fare leggendo, studiando, giocando alle parole crociate, e così via. Rimanendo attivi in ogni modo ci sembra più interessante. Essere poliglotti è un altro modo di allungare la vita al nostro cervello, allontanando il presentarsi dei sintomi di malattie come l'Alzheimer, la demenza frontotemporale e la demenza vascolare.

Una ricerca scientifica ci dice ora che anche conoscere e parlare una seconda lingua non può che far bene, ma anzi aiuta a ritardare l'insorgere di tre tipi di demenza.

Lo ha dimostrato il lavoro di Suvarna Alladi e altri ricercatori del Nizam's Institute of Medical Sciences di Hyderabad in India e pubblicato sulla rivista American Academy of Neurology.

Le persone scelte e seguite dallo studio che parlavano almeno due lingue hanno sviluppato forme di demenza fino a quattro anni e mezzo più tardi rispetto a chi parlava la sola lingua madre. «Per la prima volta - ha detto il dott. Alladi - una ricerca ha dimostrato uno dei vantaggi che porta parlare due lingue rispetto a chi non è capace di farlo».

Lo scienziato quindi spiega che: «Il livello di istruzione di una persona non può bastare per chiarire la differenza». La ricerca infatti conferma che chi sa parlare una lingua diversa da quella che ha utilizzato sin dalle prime parole infantili lo fa grazie a un miglior sviluppo delle aree del cervello legate alle funzioni esecutive e ai compiti di attenzione: «Sono questi - aggiunge Alladi - che esercitano una specie di protezione del nostro cervello ai primi segnali di demenza».