Più felicità a Natale, vigilia di Natale e Capodanno. I periodi più tristi sono l'autunno e la primavera. Il momento più cupo della settimana è il lunedì con il suo carico di ansie, ed è il martedì il giorno in cui si ha il picco di stress e depressione, la fatica avanza il mercoledì prima di discendere nella seconda parte della settimana fino al week-end. È l'analisi su Google basato su ricerca di cinque parole chiave, termini quale depressione, ansia, dolore, stress e fatica, in base all'osservazione condotta dagli esperti del Washington Post, presentato con il lavoro denominato «Daily Misery Index 2014».

I picchi d'infelicità e gioia sono molto meno marcati nel mese di luglio rispetto a marzo e aprile. «E' stato dimostrato che più la luce del giorno diminuisce, più la gente prova sentimenti di depressione e ansia», ha detto il dottor E. McCance-Katz, psichiatra al Substance Abuse and Mental Health Services Administration. I ricercatori fanno notare che depressione e ansia incidono di più nei mesi primaverili e, in particolare, verso la metà della settimana di aprile si può registrare il giorno più triste. Le persone sono più tristi nei giorni feriali e meno a fine di settimana. I giorni infra-settimanali sono i meno indicati per sentirsi felici e gioiosi. Ci piace sostare nel fine settimana meglio di quanto viviamo durante la settimana a lavoro e con le fatiche che ci attendono.

Tutto ciò è solo indicativo secondo come sono stati trattati i dati sfruttando il flusso delle parole chiave considerate nello studio, ma offre una tendenza dell'animo umano durante i vari periodi dell'anno. È evidente che la netta divisione della settimana tra ansie e fatica percepite e miglioramento dell'umore alla fine della settimana rivela che molti vivono la quotidianità lavorativa in modo conflittuale e penoso e bisognerebbe intervenire sulle motivazioni degli individui per modificare tale atteggiamento negativo.

Una considerazione finale può essere fatta al riguardo. È riduttivo affrontare l'ampiezza delle opportunità offerte dalla settimana arrancando i primi tre giorni di essa per poi sentirsi in discesa sopraggiungendo il refrigerio di vedersi a casa a fare qualcosa che gratifica di più. Questa tendenza culturale è deleteria per la produttività e sfibra l'energia che ciascuno dovrebbe impiegare per fare bene il proprio lavoro e produrre risultati eccellenti anche per la collettività. È bene ricordare che un dipendente soddisfatto e motivato è una ricchezza di capitale umano che arricchisce tutta la collettività.