Non è una novità che i teenager camminino con la testa china sugli smartphone di ultima generazione, sembrando assenti e distratti dalla realtà che li circonda. La scoperta che preoccupa è che questa tendenza possa creare dipendenza e riguardare anche le ore notturne, che invece dovrebbero essere dedicate al riposo. Secondo un'indagine condotta da Sos Il Telefono Azzurro Onlus su un campione di famiglie italiane il 21% dei giovani dichiara di svegliarsi nel cuore della notte per controllare gli aggiornamenti sul proprio cellulare, il 17% di esserne dipendente, avendo difficoltà ad allontanarsi ed 1 su 4 non si stacca mai dal web.

Non deve sembrare strano, se si pensa che si regalano regolarmentei nuovi smartphone al 71% di bambini di circa 11 anni.

I social più in voga

Fino a qualche tempo fa Facebook era al primo posto, ora si deve accontentare del secondo, dove anche i giovanissimi al di sotto dei 13 anni consentitihanno confermato di averaperto un proprio profilo, si parla del 48%. Il dato più allarmante, però, è che i frequentatori di WhatsApp, nuova piattaforma ormai di grande successo per la sua immediatezza che è balzata prepotentemente al primo posto tra i social più amati, sono incollati alla sua pagina quasi per l'intera giornata e 4 su 5 sempre, ovvero il 78%. Sul gradino più basso del podio sale Instagram, seguita a breve distanza da Youtube.

A macinare terreno c'è Snapchat e la sua caratteristica principale della cancellazione dei messaggi dopo pochi istanti. Twitter segue ad anni luce tra i giovanissimi, forse perché questa nuova generazione cerca da queste chat qualcosa di preciso.

Cosa cercano gli adolescenti da queste chat ed i rischi che corrono

Le preoccupazioni le lasciano volentieri agli adulti, i giovanissimi vogliono solo immergersi nei social e comunicare in maniera diretta.

Preferiscono, perciò, strumenti veloci e sicuri che possano soddisfare le loro esigenze, senza tenere conto dei rischi di dipendenza in cui possono incorrere. Non tengono in considerazione neppure i pericoli di depersonalizzazione ed omologazione che il web propone, ma questa è un'altra storia.