A volte basta il buon senso. Può un alimento che ha accompagnato l’evoluzione della specie umana essere all’improvviso tossico o peggio ancora citotossico? Eppure dopo la nota dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla presunta tossicità della carne rossa, i consumatori si sono suddivisi su tre fronti:i vegetariani che hanno visto certificata la validità di una loro scelta, gli scettici che non hanno dato alcun peso a questa notizia e coloro invece che si sono semplicemente preoccupati, pur non avendo ben inquadrato il problema.
Adesso uno studio condotto dall’università di Oxford su oltre 60 mila cittadini britannici adulti, con differenti abitudini alimentari, ha potuto dimostrare che tra i consumatori abituale di carne e i vegetariani non c’è alcuna significativa differenza nella loro aspettativa di vita.
Lo studio dell’Università di Oxford
I ricercatori di Oxford hanno osservato una coorte molto ampia di consumatori britannici e la relazione tra alimentazione, salute e aspettativa di vita. Quello che è emerso è che un consumo moderato di carne non riduce l'aspettativa di vita generale rispetto a chi segue una dieta vegetariana o vegana.
Èstato altresì rilevato che ci sono alcune specifiche patologie - prevalentemente tumorali - la cui l'incidenza aumenta in chi consuma molta carne rispetto a chi ne mangia poca o non ne mangia affatto. Ma questo, complessivamente, non incide significativamente sull’aspettativa di vita.In pratica, se si èvegetariani o si ha un consumo moderato di carne,si ha una migliore qualità della vita.
I dettagli dello studio
Sono stati analizzati le abitudini alimentari degli ultimi 30 anni di 60.310 britannici adulti, inclusi vegetariani, vegani e consumatori di carne, in funzione del rischio di patologie.I consumatori abituali di carne erano 18.431, quelli che consumavano carne con minor frequenza erano 13.039. I consumatori di pesce – ma non di carne – erano 8.516 mentre i vegetariani (e vegani) erano 20.324.
Andando a valutare la mortalità generale (quindi dovuta a tutte le cause possibili) non è stata rilevata alcuna differenza tra i vari gruppi presi in esame.Per alcune specifiche patologie invece, è stato possibile individuare delle differenze significative: i consumatori di pesce, ad esempio, hanno una percentuale più elevata di causa di morte per problemi cardiovascolari ma inferiore per problemi tumorali.
Sempre nell’ambito dei tumori, coloro che non consumano alimenti di origine animale hanno una incidenza del 10% in meno.
I dati pubblicati (Am.J.Clin.Nutr.) sono tanti così come le possibili speculazioni. Ovviamente è uno studio che fotografa le abitudini alimentari degli inglesi che hanno un consumo di carne mediamente superiore a quello degli italiani. Ma merita di essere preso in considerazione dopo l’allarme sul consumo delle carni rosse anche se successivamente in parte ridimensionato, a partire proprio dalla stessa organizzazione che lo aveva inizialmente pubblicato.