In occasione del G8 di Genova del 2001, l’Italiaè stato uno dei Paesi promotori del Fondo Globale per la lotta a malaria, tubercolosi e Aids versando, fino al 2013, 790 milioni di euro, e altri 100 milioni nel triennio 2014-2016. Nei prossimi mesi ci sarà la quinta conferenza per il rifinanziamento del Fondo, e tutti i Paesi ed Enti finanziatori saranno chiamati a rinnovare il proprio impegno finanziario per il triennio 2017-2019. “Mi aspetto che l’Italia raddoppi il suo contributo, arrivando a 200 milioni”, dice James Whiting, Direttore Esecutivo di Malaria No More UK, un’organizzazione no profit con sede a Londra.

Malaria, un flagello per i paesi poveri, una minaccia per i paesi ricchi

Di anno in anno, i numeri che le varie organizzazioni forniscono sono davvero impressionanti. Si parla di milioni di contagiati con centinaia di migliaia di vittime, anche se dati certi non se ne hanno e ogni organizzazione fornisce le sue stime. Quello che è certo è che oltre il 90% delle vittime ha meno di 5 anni.

Paesi come Etiopia, Somalia, Kenya e altri nell’Africa subsahariana hanno nella malaria, insieme all’HIV/AIDS e alla tubercolosi, la causa principale di mortalità.

La minaccia arriva dal Mediterraneo. Solo nel 2015 circa 322 mila migranti e richiedenti asilo, sono giunti in Europa attraverso il Mar Mediterraneo.

Di questi, oltre 153 mila sono sbarcati in Italia (fonte UNHCR, aggiornato a Dicembre 2015). Un fenomeno che ha mille risvolti ma che va monitorato anche dal punto di vista sanitario, malaria inclusa.

Storia del DDT e della clorochina

In Italia, grazie ad una massiccia campagna disinfettante con il DDT, la malaria - presente specialmente in alcune zone del paese - è stata debellata nel 1970.

Negli anni ’60, il DDT veniva usato in agricoltura come disinfettante, ora ritirato perché cancerogeno.

La malaria è causata da protozoi del genere Plamosdium, il più diffuso è il P. Faciparum. La malattia si trasmette esclusivamente attraverso le punture di zanzare femmine, infette, del genere Anopheles, che inoculano il parassita.

Questo raggiunge il fegato del soggetto infettato e, dopo una incubazione di 10-15 giorni, attacca i globuli rossi. Compaiono i tipici sintomi come febbre, mal di testa, tensione di muscoli nucali, brividi e sudorazione, talvolta nausea, vomito e diarrea.

Nei Paesi poveri si usa prevalentemente la clorochina, una molecola semplice che legandosi alla struttura dell’emoglobina, impedisce la sopravvivenza del parassita. Grazie al suo basso costo, negli ultimi decenni ne è stata usata tanta e questo ha favorito la selezione di parassiti resistenti al farmaco, con il risultato che ora la clorochina risulta inefficace.

Le autorità di questi Paesi sono costretti quindi ad optare per farmaci più costosi.

Ma anche questi possono dare resistenza, come recentemente segnalato per la sulfadoxina-pirimetamina.

Le soluzioni possibili

In attesa del vaccino antimalarico - ce ne sono diversi in sperimentazione - gli esperti consigliano l’uso di miscele di farmaci a base di artemisinina, una molecola estratta dalla pianta Artemisia annua. Sono farmaci ben tollerati e di elevata efficacia, anche nelle forme resistenti.

Una di queste miscele è l’Eurartesim (diidroartemisinina e piperachina), prodotto da un’azienda farmaceutica italiana, la Sigma-Tau I.F.R., in collaborazione con l’organizzazione no-profit Medicines for Malaria Venture, e raccomandata dall’OMS. E’ sufficiente una compressa al giorno, per tre giorni, per proteggersi dalla malaria.