Nei Paesi Occidentali, le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte del nostro tempo. Le cause sono spesso note così come i diversi interventi per fare una prevenzione efficace, ad iniziare con il modificare molte cattive abitudini. L’ictus è uno degli eventi cardiovascolari che può essere deleterio, mentre l’ipertensione una sua causa scatenante. Queste sono le conclusioni di un importante studio internazionale, appena pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet.
L’ipertensione, uno dei fattori di rischio dell’ictus
Martin O'Donnell, del Population Health Research Institute, McMaster University di Hamilton in Canada, è il primo autore di uno studio pubblicato su The Lancet questi giorni.
Si tratta di una vasta indagine sulle possibili cause dell’ictus, responsabile di disabilità grave quando non proprio morte, soprattutto in Paesi economicamente meno forti. L’obiettivo dello studio era individuare quali potessero essere le cause e i comportamenti modificabili al fine di prevenire un ictus.
Lo studio ha coinvolto volontari di 32 Paesi, in Asia, America, Europa, Australia, Medio Oriente ed Africa, nel periodo tra gennaio 2007 ed agosto 2015. Per ogni paziente arruolato, che aveva appena subito un ictus (ischemico o cerebrale), veniva affiancato un volontario sano, di pari età e dello stesso sesso. Complessivamente, circa 13 mila e 500 pazienti e altrettanti volontari sani, per un totale di circa 27mila persone.
A tutti è stato chiesto un campione di sangue e di urina.
Puravendo osservato una certa variabilità tra Paesi, etnie, sesso, ed età, lo studio ha complessivamente rilevato 10 fattori di rischio responsabile di oltre il 90% di tutte le forme di ictus. Tra questi, alcuni sono associati a comportamenti modificabili come l’ipertensione.
Questa è una delle principali cause, responsabile delle emorragie cerebrali (circa il 15% dei casi) mentre fumo, diabete, apolipoproteine e problemi cardiaci sono stati associati alla forma ischemica di ictus (circa l’85% dei casi).
La prevenzione, la via maestra
Questo studio, chiamato “interstroke”, ha dimostrato che anche l’ictus può essere contrastato con una prevenzione efficace.
Gli stessi autori avevano già pubblicato i risultati della prima fase dello studio “interstroke”, su una indagine effettuata su 6 mila partecipanti, di 22 Paesi. I risultatidel primo studio, uniti a quelli attuali, danno una robusta evidenza statistica alle conclusioni di questa ricerca.
Per fare una efficace prevenzione bisogna conoscere esattamente le cause responsabile dell’evento. In questo caso, il 90% delle cause di ictus è determinato da dieci fattori di rischio modificabili. Tra questi, il principale è rappresentato dall’ipertensione. Pertanto, la prima cosa che gli autori suggeriscono, è un controllo regolare dei valori pressori. In caso di ipertensione, intervenire rapidamente per riportare sotto controllo la pressione.
L’inattività fisica è il secondo fattore di rischio. Al terzo posto si colloca una cattiva alimentazione seguita da obesità, fumo, cardiopatie, diabete, alcool, stress ed elevati livelli di apolipoproteine, Gli autori, infatti, nel rischio ictus, considerano i livelli di queste proteine plasmatiche un indicatore più attendibile rispetto al colesterolo totale.
A parere del neozelandese Valery Feigin, del National Institute for Stroke and Applied Neurosciences all'University of Technology di Auckland, questa imponente indagine sull’ictus, ha lanciato tre messaggi chiave: 1) l'ictus è una malattia altamente prevenibile a livello globale, a prescindere dall'età, dal genere e dall'etnia delle persone; 2) i fattori di rischio possono variare di importanza tra una zona e l’altra del pianeta, e questo richiede strategie preventive differenti a seconda dei paesi; 3) ulteriori studi di questo tipo sono necessari, in zone e gruppi etnici non inclusi nel progetto Interstroke.