Allarme defibrillatori potenzialmente pericolosi in Toscana. Sono stati richiamate oltre 1.000 persone per i controlli. Tali apparecchi non potrebbero funzionare correttamente, quindi rappresenterebbero una grave minaccia all'incolumità di 1.184 pazienti. L'allerta è stata lanciata dopo la diffusione della notizia del malfunzionamento di diversi defibrillatori impiantabili della St. Jude Medical, nota azienda americana.

I defibrillatori pericolosi sono stati prodotti anteriormente al 23 maggio 2015

La Regione Toscana ha reso noto che sono già stati sottoposti al check-up 425 persone; gli altri 769 verranno controllati a gennaio 2017.

La Regione ha anche sottolineato che il piano di richiamo dei pazienti è stato attuato subito dopo la comunicazione del Ministero della Salute. Le Asl sono state invitate a richiamare ogni persona a cui è stato impiantato un defibrillatore potenzialmente pericoloso. Ovviamente, sono stati richiamati inizialmente i pazienti che rischiano di più in caso di cattivo funzionamento del dispositivo. In realtà sono 1.521 le persone a cui sono stati impiantati i defibrillatori ma si è deciso di richiamarne 1.194 perché i restanti si sono fatti impiantare un altro apparecchio o risiedono in altre regioni. Certi pazienti, inoltre, sono già morti.

I modelli di defibrillatori incriminati

I defibrillatori che non possono funzionare correttamente sono stati prodotti dalla St.Jude Medical anteriormente al 23 maggio 2015.

I modelli incriminati sono: Quadra Assura, Quadra Assura MP, Fortify, Fortify Assura, Unify, Unify Assura e Unify Quadra. Il richiamo del Ministero della Salute è conseguente a quello internazionale del 10 ottobre 2016 della St.Jude Medical.

Successivamente ad alcuni controlli dei defibrillatori impiantabili, l'azienda statunitense aveva scoperto la possibilità di malfunzionamento delle batterie nella percentuale dello 0,21%.

Tali dispositivi sono stati impiantati in 400.000 pazienti, in tutto il mondo. Nel comunicato della St.Jude Medical si legge che l'eventuale avaria della batteria di tali apparecchi esporrebbe molti pazienti a un 'rischio potenzialmente letale'.