La ricerca scientifica nel campo medico non si ferma mai, puntando a raggiungere nuovi risultati che siano in grado di migliorare sempre di più le cure a cui sottoporre i pazienti. Negli ultimi tempi, in particolare, è emersa una scoperta che ha lasciato piuttosto stupiti: infatti, a quanto pare le feci potrebbero risultare utili per combattere le infezioni resistenti agli antibiotici.

La sperimentazione

All'ospedale San Gerardo di Monza è stato condotto un esperimento su dei pazienti affetti da infezioni gastro-intestinali capaci di resistere anche alla somministrazione di antibiotici.

Nonostante l'opinione pubblica possa restare un po' perplessa di fronte a quest'eventualità, in realtà i primi risultati sul Trapianto di feci sono stati piuttosto positivi. In particolare, i riscontri più significativi si sono avuti su coloro che sono affetti da "Klebsiella Pneumoniae Carbapenemasi-produttrice", un'infezione batterica non curabile con i farmaci. Gli studiosi ricordano che il tasso di mortalità relativo a questa patologia è piuttosto alto, e che in Italia, insieme a Grecia e Portogallo, si registrano i casi più numerosi legati a questa problematica.

E così, per cercare di trovare un'alternativa agli antibiotici, gli esperti del San Gerardo di Monza si sono messi al lavoro per far partire una sperimentazione su 25 persone.

Ecco come avviene il trapianto

I 25 pazienti affetti da KPC sono stati sottoposti al trapianto di feci, allo scopo di ripristinare la flora batterica per provare ad eliminare il batterio portatore dell'infezione. Il materiale fecale è stato prelevato da soggetti completamente sani, ed è stato iniettato attraverso un sondino naso-digiunale.

I primi riscontri sono stati piuttosto positivi, ma è ancora presto per cantare vittoria, perché bisognerà valutare gli esiti della terapia a lungo termine.

Per il momento, si ritiene che la percentuale di buona riuscita della sperimentazione si aggiri intorno al 90%. Inoltre è stato sottolineato come il trattamento non sottoponga i pazienti a grossi rischi, e come si tratti di una terapia a basso costo.

La ricerca va ulteriormente approfondita, anche perché il trapianto di feci potrebbe risultare utile anche per curare altre patologie legate al tratto intestinale.

Le prime documentazioni cliniche sul trapianto di materiale fecale risalgono al 1958, quando un gruppo di medici del Colorado si prese cura di pazienti affetti da colite pseudomembranosa introducendo questo trattamento. Non ci resta che attendere ulteriori riscontri dallo studio del San Gerardo di Monza.