“Psicopatico” è una parola che evoca sentimenti forti, personaggi violenti, serial killer spietati. Siamo abituati a pensare alla psicopatia come a una malattia mentale, allo psicopatico come un sadico in cerca della prossima vittima. Ma se non fosse proprio così?
Ricerche recenti hanno fatto enormi passi avanti nella scoperta di una delle condizioni che suscitano più curiosità nell’immaginario collettivo, e i risultati sconvolgono quello che si credeva in precedenza: la psicopatia non è una malattia mentale che si acquisisce a causa di gravi traumi infantili, psicopatici si nasce.
La psicopatia, dunque, è una variazione neurologica presente fin dall’utero, una configurazione atipica delle connessioni neurali che determina un funzionamento differente della persona. Una persona con psicopatia ha un’esperienza diversa delle emozioni: la maggior parte sono smorzate e alcune sono completamente assenti.
James Fallon, neuroscienziato responsabile delle ultime teorie sulla psicopatia, ha evidenziato come specifiche aree cerebrali legate alle emozioni, all’empatia e al controllo degli impulsi come il giro ippocampale e l’amigdala, si attivino nei neurotipici (le persone con una classica configurazione neurologica) e non negli psicopatici quando sottoposti a stimoli sperimentali sotto risonanza magnetica.
Si può pensare all’esperienza emotiva come a una radio con diverse manopole: i neurotipici hanno, mediamente, la manopola girata su un’intensità emotiva di 7-8, mentre gli psicopatici hanno la manopola girata su un’intensità di 0 – massimo 2. Fra le emozioni che uno psicopatico non prova ci sono la tristezza, la paura, l’ansia, l’affetto, l’empatia e, di conseguenza, il rimorso.
È per loro invece possibile provare una forma di felicità, più vicina a un misto di serenità e soddisfazione, noia, sorpresa, interesse.
Certo, così fatto il ritratto dello psicopatico si avvicina a quello di assassino spietato a cui siamo abituati, ma non è esattamente così. Esistono diverse forme di empatia, una forma emotiva e una forma cognitiva.
Gli psicopatici non sono in grado, non avendole, di “ricreare” nella propria mente le emozioni che l’altro prova, come fanno i neurotipici, ma sono in grado di comprendere cognitivamente l’esperienza dell’altra persona. Ed è vero che il controllo degli impulsi può portare una persona con psicopatia a comportamenti antisociali, soprattutto a causa della mancanza delle emozioni che spesso li inibiscono (ansia, paura, rimorso). Tuttavia, la capacità di prendere decisioni razionali nella psicopatia non è deficitaria, anzi: le decisioni che vengono prese sono spesso basate su un ragionamento in termini di convenienza, e commettere crimini difficilmente è la scelta più conveniente.
I tratti comunemente attribuiti alla psicopatia, come il senso grandioso del Sé, la promiscuità sessuale, l’aggressività “a miccia corta”, il sadismo, la disonestà e il fascino superficiale, sono in realtà tipici di altri disturbi, come il disturbo narcisistico di personalità e la sociopatia (che si distingue dalla psicopatia per l’insorgenza a seguito di gravi traumi infantili a fronte di una predisposizione genetica).
Perchè abbiamo bisogno degli psicopatici?
Ma quindi perché abbiamo bisogno degli psicopatici nella nostra società?
Proprio per le caratteristiche che ci fanno così paura e che ce li fanno immaginare come assassini spietati. La mancanza di paura, di ansia e di empatia possono essere determinanti in alcune professioni e in specifiche situazioni: basta pensare a un soldato, che deve prendere numerose decisioni in situazioni di fortissimo stress; a un chirurgo, che deve operare un neonato in fin di vita; a un vigile del fuoco, che deve scegliere chi salvare in un incendio.In ogni professione, in ogni situazione in cui ci si trova di fronte a decisioni critiche e a un forte stress emotivo, la mancanza di reazioni emotive che offuscano il giudizio è una caratteristica che può fare la differenza fra la vita e la morte, fra un successo e un insuccesso, e la mente psicopatica è in grado di concentrarsi sul problema con una freddezza e una precisione che sarebbero impossibili da ottenere, altrimenti.
Numerose vite sono state salvate da persone psicopatiche, numerose decisioni sono state prese che hanno cambiato, in meglio, la vita degli altri.
Del resto, è probabile che molti di noi conoscano uno psicopatico, e non ne abbiano idea: sono, per la maggior parte, in grado di crearsi una “maschera” con cui simulano le emozioni che non provano, per convivere più facilmente con i neurotipici e inserirsi senza problemi nella società.I maggiori esperti nel campo della psicopatia (Kevin Dutton, James Fallon e James Blair) concordano tutti sulla necessità di separare la psicopatia come condizione neuro-biologica dai comportamenti antisociali che, in alcune occasioni, si possono manifestare, ma che non sono tipici o esclusivi di questa condizione.
È, dunque, fondamentale riconoscere il contributo che una condizione fino ad oggi così poco compresa può dare alla società, cogliendone l’importanza e diventando consapevoli di quanto la diversità, su ogni livello, sia un enorme vantaggio per la nostra specie.