Questa scoperta non può che rallegrarci, e stimolarci a condurre una vita sana, uno dei requisiti affinché il nostro cervello, anche in età adulta, continui a produrre nuove neuroni, che ci permettano di avere un cervello attivo e capace.

Lo studio è stato condotto dalla Columbia University

La ricercatrice italiana Maura Boldrini ha collaborato agli studi effettuati presso la Columbia University, e a sfatare la credenza che, una volta invecchiati, il nostro cervello fosse destinato a spegnersi pian piano, o perlomeno a funzionare al rallentatore, avendo a disposizione sempre un minor numero di neuroni.

Invece non è così, e menomale. Un anziano ha le stesse capacità di produrre neuroni, addirittura a migliaia, quanto un giovane. L'ippocampo, inoltre, che è adibito nel cervello al controllo delle nostre emozioni, funziona in modo uguale nelle due fasi della vita. Quindi si gode, in entrambi i casi, della stessa possibilità di reagire a emozioni sia positive che negative.

Serve anche una vita attiva e interessante

Non basta però soltanto avvantaggiarsi di questo straordinario regalo che la natura ci offre, quello di poter rigenerare il nostro cervello, e mantenerlo in condizioni di efficienza e buona funzionalità, anche oltre la giovinezza. Bisogna anche fare nostro il detto "Aiutati che il ciel ti aiuta".

Mai sedersi, rinunciare ad una passeggiata, alla compagnia, alla lettura, e a tutto ciò che ci renda sempre a pari passo con la vita. Se non siamo impossibilitati da qualche costrizione fisica, dobbiamo muoverci, socializzare, interagire con il mondo, guardare la televisione, mantenerci informati, anche se ancorati alle nostre abitudini.

Insomma, condurre una vita che ci piaccia, ma con un occhio anche a ciò che ci può migliorare umore e forma fisica, interrompendo quel filo di pigrizia che a volte ci prende.

La differenza tra giovani e anziani risiede nella circolazione

Dopo aver studiato 28 persone che sono decedute all'improvviso e che rientravano nella fascia d'età tra i 14 ed i 79 anni, i ricercatori della Columbia University hanno riscontrato una sola differenza tra le due categorie menzionate: i vasi sanguigni negli anziani sono presenti in maniera inferiore, come succede per la proteina Psa-Ncam, che nell'ippocampo è preposta alla sua elasticità.

Questo sembrerebbe essere il solo motivo che non fornisce all'anziano un recupero pari a quello del giovane. Niente paura, comunque. Se possibile, se ci assiste la salute, questa importantissima scoperta sfata la convinzione che più in là si va con gli anni, meno neuroni abbiamo a disposizione, A noi, sfruttarli al meglio.