Uno studio appena reso noto, realizzato dalla Northwestern Medicine di Chicago, su un campione considerevole di 132.737 pazienti, ha evidenziano un maggior rischio di eventi cardiovascolari connessi con l'utilizzo di due farmaci largamente utilizzati per la prevenzione e la cura del diabete. I farmaci in questione sarebbero le sulfoniluree e l'insulina basale. Lo studio, di prossima pubblicazione sulla rivista scientifica americana JAMA Network Open, è il primo che effettua una comparazione tra farmaci di seconda linea per il diabete e sui loro potenziali rischi.

Questi andrebbero, infatti, dal vero e proprio infarto fino all'ictus o all'amputazione di un braccio o una gamba.

Lo studio americano

Come mette in evidenza Francesco Purrello, Presidente della Società Italiana di Diabetologia e ordinario di Medicina Interna all'Università di Catania sentito dall'Ansa, si tratta, in effetti, di uno studio osservazionale e non di un vero e proprio trial clinico. Comunque, la ricerca è stata svolta su un campione amplissimo di tipo assicurativo. E, questo probabilmente lo rende maggiormente aderente alla vita reale, secondo il Professor Purrello. Lo studio, di fatto, evidenzia come le nuove classi di farmaci per la cura del diabete, come le glizofine o gli analoghi del GLP - 1, sarebbero molto più sicure dei farmaci tradizionali di prima generazione.

Sopratutto, perché questi farmaci di seconda generazione vengono usati in associazione con la metformina.

I risultati dello studio

Mettendo in luce i risultati conseguiti da questo studio, il Dottor Matthew O'Brien, che ha condotto materialmente il lavoro, evidenzia come sia necessario adottare un cambiamento di paradigma nell'approccio terapeutico al diabete.

Infatti, i due farmaci comparati, l'insulina basale e le sulfoniluree, vengono prescritti, di solito, a quei pazienti che prendono già la metformina. Questo perché quest' ultima comincia a non essere più tanto efficace o viene mal tollerata dall'organismo del paziente. I due farmaci hanno entrambi lo scopo di aumentare il livello di insulina nell'organismo durante tutto l'arco delle 24 ore.

Mentre, infatti, l'insulina basale viene rilasciata gradualmente durante tutta la giornata, le sulfoniluree agiscono sulle cellule del pancreas, stimolandole ad una maggiore produzione dell'ormone.

Purtroppo, peràò, lo studio avrebbe evidenziato che i pazienti a cui sono state prescritte le sulfoniluree presenterebbero un rischio cardiovascolare maggiore del 36%, mentre chi assume insulina basale avrebbe un rischio addirittura doppio rispetto a coloro che assumono le nuove classi di farmaci, come ad esempio gli inibitori del DPP-4.

O'Brein, poi, precisa che basterebbe prescrivere dell'insulina basale ad almeno 37 pazienti per un periodo di due anni per vedere verificarsi almeno un caso di infarto, o di ictus o anche di amputazione di un arto.

Nel caso dell'assunzione delle sulfoniluree questo evento si verificherebbe ogni 103 pazienti. Di conseguenza, specifica il ricercatore, dato che questi due farmaci sono assunti letteralmente da milioni di pazienti le conseguenze sarebbero enormi. La soluzione migliore, secondo O'Brein, sarebbe iniziare a prescrivere le nuove classi di farmaci più evoluti, ma queste hanno lo svantaggio di essere più costose. E per tale motivo sono meno prescritte.