I pazienti affetti da Lupus Eritematoso Sistemico (LES), una infiammazione autoimmune, sono più vulnerabili agli attacchi cardiovascolari. In particolare, nelle giovani donne affette da LES la probabilità di avere una malattia cardiaca è 50 volte maggiore rispetto alle coetanee sane. La protezione cardiaca è normalmente assicurata dal monossido di azoto (NO) prodotto dalle cellule endoteliali. In presenza di lupus la produzione di questa sostanza si riduce significativamente. Ora i ricercatori hanno scoperto che somministrando L-sepiapterina, si riattiva un enzima ripristinando una condizione normale.

Tutta colpa della mancanza di monossido di azoto (NO)

Il lupus eritematoso sistemico (LES) è una malattia cronica autoimmune dovuta ad un’attivazione fuori controllo del sistema immunitario. Come tutte le malattie autoimmuni, l’aggressione agli organi avviene ad opera dello stesso organismo. In questo caso, si scatena una infiammazione cronica verso diversi organi e apparati. La malattia segue un andamento ciclico, caratterizzato da fasi acute e fasi di remissione. Ne sono colpite principalmente le donne (su 10 pazienti 9 sono donne). Sebbene ci sia una predisposizione genetica, la LES non è ereditaria. Colpisce principalmente nella fascia tra i 20 e i 45 anni.

Nel mondo si stima vi siano 5 milioni di pazienti.

In Italia i pazienti affetti da Lupus Eritematoso Sistemico sono più di 60mila. Una delle complicanze maggiori di questa malattia è una maggiore vulnerabilità cardiaca. Si è scoperto che questa vulnerabilità è conseguente alla riduzione della produzione di monossido di azoto (simbolo chimico: NO), una sostanza a carattere cardioprotettiva prodotta dalle cellule endoteliali.

Ora, un gruppo di ricercatori della MUSC - Medical University, South Carolina - ha dimostrato che un enzima - l'ossido nitrico sintasi - responsabile della produzione del monossido di azoto, detto anche ossido nitrico, nei pazienti con LES funziona poco o non funziona affatto ma, e questo è ancora più curioso, invece di produrre NO produce superossido (ONOO-), una sostanza pro-infiammatoria e dannosa per i tessuti.

Questo enzima può essere ricondotto nella sua funzionalità regolare somministrando L-sepiapterina. Questa scoperta è stata pubblicata sulla rivista Lupus Science & Medicine, primo autore Joy Buie.

Una scoperta interessante

L’NO è un cofattore che non può essere somministrato tal quale, in quanto verrebbe distrutto rapidamente a danno dello stesso enzima (ossido nitrico sintasi) mentre fornendo questo precursore, la L-sepiapterina, l’enzima viene riattivato. Questa scoperta potrebbe aprire nuovi scenari, ad esempio nel trattamento di malattie cardiache a più ampio spettro, quindi non associate alla condizione di LES. Inoltre, avendo compreso il meccanismo, potrebbero essere sviluppati nuovi farmaci cardioprotettivi.

L-sepiapterina è un farmaco non ancora approvato per nessuna indicazione per l’uomo. Viene studiato per il trattamento di alcune malattie come la gastroparesi diabetica. Una complicanza cronica del diabete conseguente una neuropatia che porta ad un rallentamento dello svuotamento dello stomaco dopo un pasto solido. Contrariamente a quanto fa normalmente, nella gastroparesi la muscolatura gastrica è meno tonica e meno efficiente. Per cui il cibo ristagna nello stomaco per un periodo prolungato.

Ma prima che la L-sepiapterina possa essere disponibile ai pazienti, sia nella gastroparesi che per il controllo di altre patologie, non ultima la prevenzione cardiaca nei pazienti affetti da LES, saranno necessari ulteriori studi, sia su modelli animali che in studi clinici, per confermare la sua efficacia e il profilo di sicurezza.