Basterà l’aver pubblicato i propri dati fisiologici per mettere a tacere tutte le voci di doping sul suo conto? Neanche Chris Froome ne è totalmente convinto, come ha dichiarato lo stesso campione nel primo commento pubblicato sul proprio spazio web. Ma Froome ha anche la consapevolezza di aver fatto il massimo per dimostrare la propria pulizia e che il Ciclismo abbia bisogno di questa trasparenza per continuare a recuperare credibilità.

Chris Froome: non tutti saranno convinti

Il vincitore del Tour de France si è sottoposto ad una serie di test in un laboratorio di Londra per comparare i propri dati fisiologici a quelli di un test eseguito nel 2007.

Gli esami hanno evidenziato che l’unica variazione significativa è quella relativa al peso, ben otto chili in meno rispetto ad otto anni fa, mentre gli altri dati sono pressoché identici. Questo per dimostrare che lo straordinario progresso che ha caratterizzato la carriera di Chris Froome non è stato perché il corridore si è costruito un motore più potente con il doping, ma perché il calo drastico di peso ha consentito al motore che già c’era di raggiungere delle prestazioni ottimali. “Ma sono realista e so che questi dati non convinceranno tutti” spiega Froome “Credo che vista la storia del ciclismo abbiamo tutti un ruolo da svolgere per progredire e mi impegno a svolgere un ruolo di leadership in questo.

Gli errori del passato proiettano ancora la loro ombra sul presente del ciclismo. La mia speranza è che una maggiore trasparenza possa aiutare a rendere più credibile il nostro sport”.

Vincere puliti

Chris Froome ha ricostruito la storia che c’è dietro alla sequenza di numeri usciti dai test. “Ho cercato i dati dei test che avevo effettuato nel 2007 al centro Uci in Svizzera e ne sono entrato in possesso nello scorso settembre” racconta Froome, che ribadisce quanto sia stato importante aver incontrato le persone giuste per arrivare a sfruttare tutto il suo potenziale e vincere per due volte il Tour de France: “Tutte queste cifre dicono una cosa molto chiara.

Le capacità naturali sono solo un pezzo del puzzle che serve per vincere una corsa come il Tour. Mi sono sempre vantato dell’etica del mio lavoro, della dedizione e della perseveranza, ma senza l’appoggio e le opportunità che mi hanno dato il Team Sky e la Federazione Britannica non sarei arrivato dove sono. Sono orgoglioso di far parte di una squadra che ha dimostrato che si possono vincere le più grandi corse in modo pulito”.