Salvato in extremis il posto nella top 10, per la quarta edizione consecutiva, il bilancio olimpico dell’Italia è positivo, sebbene un giudizio complessivo sia arduo, per la difficoltà di avvicinare sport differenti e per la differenza tra protagonisti inattesi che si sono rivelati e delusioni cocenti, non solo per sfortuna.

Tra troppe eliminazioni cocenti, l’Italia delle bracciate a Rio ha avuto i volti di Greg Paltrinieri e Gabriele Detti, protagonisti della notte delle notti azzurre a Rio con quello storico doppio podio sui 1500, cui il livornese ha aggiunto il bronzo sui 400.

Il carpigiano è stato il re del nuoto a Rio dopo Phelps e strizza già l’occhio al fondo in vista di Tokyo.

I tiratori delle meraviglie

Il primo gradino del podio azzurro è però doppio, perché al fianco del fisico statuario di Greg c’è anche il sorriso timido e la mano ferma di Niccolò Campriani. Grazie alle sue imprese l’Italia ha chiuso al primo posto il medagliere del tiro: storica la doppietta 10 metri-50 metri 3 posizioni, con la seconda gara teoricamente più congeniale al fiorentino, ma vinta anche grazie a un pizzico di fortuna, che comunque non può mascherare la grandezza dell’atleta azzurro, acuita dalle circostanze fortunose che l’hanno portato a sparare con carabine altrui. Il tutto ovviamente senza dimenticare gli esaltanti exploit del tiro a volo, che ha portato ben 4 medaglie, due delle quali d’oro.

Ce n’è stato per tutti i gusti, dal giovane e infallibile Gabriele Rossetti alle mamme sprint Diana Bacosi-Chiara Cainero, protagoniste dell’unica doppietta azzurra, all’intramontabile Johnny Pellielo, già ora candidato autorevole (ma forse poco mediatico) per portare la bandiera a Tokyo passando per il non personaggio Marco Innocenti, unico medagliato non appartenente a corpi militari.

Tania nella storia

Ma la donna italiana dei Giochi si chiama Tania Cagnotto. Il destino ha restituito alla bolzanina quanto le aveva sottratto a Londra con quell’ingiusto quarto posto. Il 2° posto nel sincro con Francesca Dallapè e ancor di più il bronzo nell’individuale valgono come degli ori, per la presenza dei cinesi e per l’età di Tania, medagliata meno giovane della storia dei tuffi con i suoi 31 anni.

Un messaggio alla nazione dello sport: umiltà, voglia di allenarsi e sacrificarsi portano ancora lontano. Come successo a Elia Viviani, strepitoso nella gestione dell’omnium, il pentathlon del ciclismo su pista: forse è stato proprio il suo l’oro più bello, anche se dimenticato nel nome di una disciplina ormai fuori moda

Discorso a parte per gli sport di squadra, ai quali davvero non si poteva chiedere di più: i beachers Lupo e Nicolai e il Setterosa sono andati oltre le aspettative, e forse anche il proprio stesso valore, al pari della nazionale maschile di pallanuoto, considerando il profondo ringiovanimento. Poco da rimproverarsi anche per il volley maschile, nonostante l’ennesimo oro sfuggito: non c’è riuscita la Generazione di Fenomeni, pochi rimpianti adesso. Anche se quei due punti tolti in fasi chiave dei set gridano vendetta. Quasi come una cerimonia di chiusura troppo lunga e confusa.