Non solo Roubaix. Già. Nonostante le attenzioni inevitabilmente canalizzate in quella direzione, visto il grande valore simbolico che quella gara sta acquisendo, sarebbe riduttivo tentare di ingabbiare una carriera superlativa in una sola corsa.

Oggi c'è una nazione in fermento, una nazione desiderosa di omaggiare il tramonto di una delle stelle più brillanti di sempre con tutto il calore che merita. Per Tom boonen, nato e cresciuto nel cuore delle Fiandre, questa non sarà una giornata come le altre, oggi il suo cuore batterà più forte.

"È un momento speciale, per ora riesco a gestire le mie emozioni, ma sinceramente non so se ci riuscirò fino al traguardo.

Questa parte della mia vita si avvia verso la conclusione, finirà alla fine della Roubaix, poi ci sarà un nuovo inizio, sarà come rinascere".

Le parole di Boonen

"Pensando alla strada so di avere le carte in regola per vincere la Roubaix, mentre vincere il Fiandre è più difficile, con i cambi di percorso è diventato ancora più imprevedibile. Sto provando a concentrarmi al massimo su queste due corse, tenendo a distanza tutto ciò che potrebbe ostacolarmi e, in tal senso, le emozioni sono un potenziale ostacolo.

Nel 1996 (edizione vinta da Michele Bartoli) ero sul traguardo a fare il tifo per Museeuw. Quel giorno ero un ragazzino di sedici anni, ma soli sei anni dopo sarei diventato un neo-professionista pronto a prendere il via per il primo Giro delle fiandre.

Ricordo che quel giorno presi il Koppenberg a ruota di Ludo Dierckxsens, che in quel periodo era il vero idolo del Belgio, e la folla non faceva altro che urlare, con un fragore assordante, 'Ludo! Ludo! Ludo! Ludo!' Ricordo benissimo quei momenti".

"Quel giorno lavorai per andare a riprendere la fuga di giornata e alla fine chiusi ventiquattresimo.

Non andò meglio nelle due edizioni successive, in cui arrivai venticinquesimo dopo aver lavorato per i miei capitani. Il 2005 fu l'anno decisivo: dopo tre anni avevo la possibilità di giocarmi le mie carte e feci subito centro. Credo sia stata una delle vittorie più belle della mia carriera: tutti i big come Zabel e Van Petegem si stavano nascondendo, provando a studiare gli avversari diretti, ed io ebbi il coraggio di andare via con l'incoscienza tipica di un ventiquattrenne, e la sfrontatezza pagò".

Per Tom Boonen, chiudere con una vittoria al Fiandre sarebbe l'apoteosi ma, come detto, il campione belga punta tutto sulla Roubaix, ed in questa De Ronde partirà mettendosi a disposizione di Gilbert, che sta attraversando uno straordinario periodo di forma e che per i bookmakers si presenterà con le stesse chance di vittoria dei vari "Bomber Sagan" e Greg Van Avermaet.

"Philippe sarà il nostro capitano, lui è il nostro corridore più in forma ed è giusto impegnarsi per lui. Quando vince un compagno di squadra si provano emozioni forti, quella vittoria la senti anche tua. Ciò non toglie che proverò a fare qualcosa, potrei partire da lontano, magari con un paio di compagni di squadra, so che così facendo mi esporrei al rischio di far correre tutti contro di me, di perdere ogni tipo di aiuto, ma per vincere devi assumerti le tue responsabilità, perché vincere è una responsabilità.

I miei tifosi non pretendono il successo a tutti i costi, tuttavia vorrei provare a ripagare il loro affetto provando a dare spettacolo, non trascorrendo il mio ultimo Giro delle Fiandre stando nascosto nella pancia del gruppo".