Record più longevo nella storia dell'atletica leggera, quello di bob beamon: il 18 ottobre del 1968 alle Olimpiadi di Città del Messico volò per quasi nove metri, vincendo l'oro nel salto in lungo. Ci vollero 23 anni per andare oltre quello straordinario 8.90: nel 1991 Mike Powell fece 8.95 ai campionati mondiali di Tokyo (vento appena superiore a 2 m/s), dunque il balzo di Bob scese al secondo posto come prestazione mondiale, ma rimase e rimane record olimpico.
Atleta che legò la sua fama a quell'unico episodio, Beamon - nato a New York nel 1946 - infatti non riuscì a proseguire la carriera sportiva: un carattere emotivo lo aveva, forse, portato a quel mattino messicano nelle condizioni giuste, parimenti lo portò, poi, a farsi schiacciare dalla portata della sua impresa.
Bob si presentò sulla pedana in uno stato d'animo prostrato: era stato appena lasciato dalla moglie, era indebitato. La sera precedente la gara aveva cercato pace nella tequila. E ora avrebbe dovuto dare il meglio di sè. Nei salti di qualificazione aveva fallito il primo: una sola possibilità rimaneva. Le giuste esortazioni del compagno di squadra ralph boston (che poi si aggiudicò il bronzo) colpirono il nervo giusto e il lunghista entrò nella storia con un salto incredibile; pochi minuti dopo la misurazione, comunicato il record, fu come non capisse, poi Ralph lo riportò alla fantastica realtà e Bob, sopraffatto, abbracciò l'amico, poi iniziò un ballo convulso di gioia, sotto la pioggia che aveva iniziato a cadere.
Rientrato in patria, non sostenne il peso di tanto risultato, troppo: spese con frivolezza i guadagni, cercò di far carriera nel basket, riprese ad allenarsi per le Olimpiadi del '72 ma non riuscì a superare i trials. Continuò a saltare, non arrivando mai più oltre i 7.90.
Entrato nella Olympic Hall of Fame nel 1983, si è risposato, è diventato padre di Tameka e Deanna e con la consorte Milana Walter Beamon ha scritto nel 1999 l'autobiografia "The Man Who Could Fly".
Il buon Boston, nato nel 1939 a Laurel, dopo l'oro olimpico a Roma '60 (anno in cui, poco prima, aveva battuto il record di Jesse Owens che risaliva al 1935) e l'argento a Tokyo '64, quel 18 ottobre del '68 a Città del Messico si aggiudicò il bronzo; un nome meno celebre di Beamon, ma certamente più consistente e solido nello splendido curriculum da lunghista. Conclusa la fase atletica della sua vita, è diventato commentatore sportivo e uno degli amministratori dell'Università del Tennessee, dove aveva studiato da ragazzo.