Sono serviti tre Gran Premi di insoddisfazioni per permettere a Charles Leclerc di capire la Formula 1 e le sue monoposto, di entrare con entrambi i piedi in questo nuovo mondo di cui fa parte da qualche mese. Il primo anno nella disciplina regina del motorsport non è mai semplice per nessuno: vetture più veloci, sofisticate e soprattutto complesse che richiedono una cura dei dettagli maniacale, per non parlare di una concorrenza agguerrita, pronta a sfruttare il minimo errore. Inoltre contratti ed ingaggi che iniziano ad essere sostanziosi, e che non sempre fanno bene al prosieguo della carriera di alcuni piloti.

Si entra nella propria monoposto per la prima volta, la si porta in pista e sembra che sia tutto diverso: si fa fatica, e sembra che quel talento custodito e allevato fino ad ora sia svanito tutto ad un tratto. E, secondo gli addetti ai lavori, il ventenne Charles Leclerc di talento ne ha da vendere. Lo ha dimostrato a partire dal 2005, quando a 7 anni ha iniziato a correre con i kart sul tracciato di Brignoles, gestito dal padre di Jules Bianchi, altro pilota talentuoso che fu amico d'infanzia del giovane monegasco, e che purtroppo ci ha lasciati quasi 3 anni fa.

Nel 2011 vince la coppa del mondo CIK-FIA-KF3 ed entra a far parte della compagnia ARM di Nicolas Todt, figlio dell'ex direttore generale della Ferrari e attuale presidente Fia, Jean Todt.

La svolta, per il giovane driver, avviene nel 2016 quando vince il titolo nella GP3 Series, che gli apre le porte della Ferrari Driver Academy, diventando collaudatore delle vetture di Maranello e della Haas. Infatti nell'agosto del 2017 prende parte ai test di Budapest a bordo della SF70H. Ma è nel 2017 che dimostra al mondo di essere un potenziale fuoriclasse: al debutto in Formula 2 si laurea campione con ben 3 gare di anticipo, ottenendo il record di pole (8, di cui 7 consecutive) e vittorie (7, alla pari di Stoffel Vandoorne).

Il sogno

Questi risultati gli hanno consentito di approdare in Formula 1 nel 2018, per difendere i colori della nuova Alfa Romeo Sauber, con la speranza di poter approdare presto alla scuderia di Maranello.

Il resto è storia recente: Leclerc prende parte ai suoi primi Gran Premi ma non riesce a esprimersi come vorrebbe, anzi si rende protagonista di diversi errori.

Tuttavia, al quarto appuntamento del mondiale, arriva quel circuito dove proprio non può sbagliare, quel GP di Azerbaigian dove l'anno prima aveva corso pensando al povero padre, morto da pochi giorni. Molto probabilmente, una persona comune non se la sarebbe sentita di scendere in pista, ma lui lo fece conquistando la pole-position e la vittoria in gara-1, entrambe dedicate al papà. E chissà che durante lo scorso weekend il pilota di Montecarlo non abbia ripensato a tutto questo, schierandosi al 14° posto sulla griglia di partenza, fino a raggiungere un'insperata sesta posizione al termine della gara.

L'Alfa Romeo Sauber è una vettura che deve ancora crescere molto, e probabilmente senza l'incidente tra le due Red Bull e l'ingresso della Safety Car, Leclerc non sarebbe riuscito a raggiungere questo prestigioso piazzamento.

Tuttavia, in Formula 1 bisogna essere bravi anche a tenersi fuori dai guai, facendosi trovare al posto giusto nel momento giusto. E poi, per comprendere al meglio il talento di questo ragazzo, basta guardare alle sue spalle nell'ordine di arrivo, dove si trova il due volte campione del mondo Fernando Alonso, che il debuttante ventenne ha sorpassato in curva 1, mostrando di avere anche una certa personalità.

Il suo mondiale è iniziato adesso: lo aspettiamo soprattutto a casa sua, nel Gran Premio di Monaco, dove di certo sarà in grado di accendere ulteriormente l'entusiasmo dei tifosi. Ne sentiremo ancora parlare: il suo "sogno rosso" è appena iniziato.