È ancora più forte la maglia rosa di Simon Yates dopo il tappone di Sappada. La strada ha clamorosamente smentito chi immaginava di vedere lo scalatore britannico in calo dopo metà Giro d’Italia. Yates è andato nuovamente all’attacco, stavolta senza attendere il finale, regalando spettacolo, vincendo la tappa e mettendo a questo punto una seria ipoteca sulla vittoria finale. È stata anche la giornata che ha riportato Froome allo standard visto prima del lampo dello Zoncolan, ed ha mandato allo sbando Aru, staccato sul Passo di Sant’Antonio a fare i conti con una crisi anche di nervi oltre che di gambe.

Giro d’Italia, un’altra tappa velocissima

All’indomani dello Zoncolan i corridori non si sono certo risparmiati, in un’altra tappa che è stata condotta a ritmi forsennati e senza pause, su un percorso che prevedeva quattro salite prima del finale verso Sappada. La corsa è stata battagliata fin dall’inizio, con diversi scatti da cui è poi partito un attacco di oltre venti corridori, con anche Visconti, Ciccone, De Marchi, Masnada.

Il gruppo però non ha lasciato spazio, anche perché all’andatura regolare della Mitchelton si è sostituita quella molto intensa della Education First da cui poi è scaturito un attacco di Woods.

L’azione del canadese si è però presto spenta, mentre davanti con il susseguirsi delle salite sono rimasti solo un brillantissimo Ciccone e il tedesco Denz, abilissimo discesista. Sul Passo di Sant’Antonio, a poco più di 30 km dall’arrivo, Fabio Aru si è staccato, ormai definitivamente svuotato anche mentalmente oltre che fisicamente, al culmine di un Giro iniziato con tante ambizioni ed aspettative e risolto in un flop totale.

Il sardo è sembrato sul punto di fermarsi, poi convinto dai compagni ha continuato rimandando ogni decisione al giorno di riposo.

Yates, un attacco da fuoriclasse

La corsa ha regalato sorprese ed emozioni senza far attendere il finale.

Sul Sant’Antonio Dumoulin ha ordinato al compagno Oomen di alzare l’andatura, ma poi è stata soprattutto la successiva e difficile discesa a causare la selezione sotto l’impulso di Miguel Angel Lopez. Il gruppetto già esiguo si è ulteriormente spezzato, con Froome che è rimasto dietro. Simon Yates non si è fatto pregare per approfittare della situazione e con grande decisione ha affondato il colpo con ancora 18 km da pedalare. Sulla dura salita di Costalissoio la maglia rosa ha lasciato sul posto Pozzovivo, Pinot, Dumoulin, Lopez e Carapaz, con due cambi di ritmo violenti. Lo scalatore britannico ha fatto vedere di avere ancora una marcia in più in salita rispetto a tutti gli altri, sia sullo scatto che sul passo, ed è riuscito a fare il vuoto.

Dumoulin ha cercato la collaborazione di Pinot e Pozzovivo per non perdere troppo terreno, ma poi sulla salita finale verso Sappada ha pagato lo sforzo a cui è stato costretto ed ha dovuto mollare. Il finale più facile ha consentito al campione in carica di rientrare su Pinot e gli altri, ma quando ormai Simon Yates stava già completando il suo show da fuoriclasse. La maglia rosa non ha avuto la minima flessione contando altri 41’’ su Lopez, Dumoulin, Pozzovivo, Carapaz e Pinot.

Froome ha probabilmente pagato lo sforzo di ieri, quando ha dovuto attingere troppo in profondità alle sue risorse attuali.

Il britannico non è più rientrato ad ha chiuso ad un minuto e mezzo. Il calvario di Aru è finito invece quasi venti minuti dopo l’arrivo della maglia rosa ed ora il sardo sarà chiamato ad una riflessione su quanto successo in questo Giro.

La classifica ora vede Simon Yates allungare in maniera decisa. Dumoulin è a 2’11’’, un distacco forse incolmabile anche nella crono di martedì. Pozzovivo e Pinot sono più che mai in corsa per il podio, con Lopez salito al quinto posto e Froome ormai al limite dei cinque minuti di ritardo.