Si avvicina sempre di più il trionfo finale al Tour de France per Tadej Pogaĉar. Il campione sloveno ha portato la sua maglia gialla al traguardo della sedicesima tappa senza particolari difficoltà, in una giornata che è stata ad appannaggio di una fuga da lontano. Il percorso disegnato sui Pirenei, ma con salite non molto difficili e troppo distanti dal traguardo, ha portato ad una giornata d’attesa per i giochi della classifica finale, lasciando tutto lo scenario ai cacciatori di tappa. Ad avere la meglio è stato l’austriaco Patrick Konrad, che ha staccato due compagni d’avventura sul Portet d’Aspet per andare a vincere in solitudine.

Tanti scatti, poi la fuga buona

La sedicesima tappa del Tour de France ha portato i corridori su e giù per i Pirenei, ma con un percorso non proprio da frazione di alta montagna e con un clima fresco e umido così diverso dal caldo torrido che si trova di solito su queste montagne in estate. Il tracciato ha proposto il col de Port, il de la Core e il Portet d’Aspet, salite non particolarmente selettive, intramezzate da lunghi tratti di falsopiano e con l’ultimo Gpm a 30 km dall’arrivo. Per questo la tappa non ha offerto niente di particolare tra gli uomini in lotta per la top ten della classifica generale, ma un’intensa battaglia per la vittoria di tappa.

In partenza è scattato subito Kasper Asgreen, poi seguito da Mattia Cattaneo e Michal Kwiatkowski, con altri corridori ad inseguire, ma il gruppo ha annullato questo tentativo dopo una cinquantina di km. Subito sono ripresi gli scatti, con Chris Juul Jensen, Jan Bakelants e Fabien Doubey che sono riusciti ad avvantaggiarsi ed un altro gruppetto comprendente Sonny Colbrelli, David Gaudu, Michael Matthews e Patrick Konrad all’inseguimento.

Il gruppo ha finalmente rallentato lasciando prendere il largo agli attaccanti. Lo scenario del plotone è cambiato solo sul col de la Core, quando la EF si è sostituita alla UAE al comando, un’azione che però non ha avuto nessun peso sulla corsa e si è esaurita dopo pochi chilometri.

Konrad rimonta e stacca tutti

Sul col de la Core dal gruppetto inseguitore è uscito tutto solo Patrick Konrad.

Con un’azione che è parsa un po’ avventata, il corridore austriaco è riusciti a rimontare e a riportarsi sui battistrada, da cui ha perso contatto Juul Jensen. Sonny Colbrelli ha cercato di dare vigore alla rincorsa del secondo gruppo, dimostrando di avere una grande condizione anche in salita. La corsa si è decisa sul Portet d’Aspet, l’ultima salita della tappa, là dove Fabio Casartelli perse la vita nel Tour ’95 per una tragica caduta.

Già nelle prime rampe dell’ascesa, Konrad ha staccato facilmente Bakelants e Doubey guadagnando subito un bel vantaggio. Gaudu, il più forte scalatore del gruppo inseguitore, ha atteso la parte finale della salita per forzare l’andatura e questo forse è stato fatale per la rincorsa a Konrad.

Il francese ha attaccato nell’ultimo km di scalata, seguito da un fortissimo Colbrelli che non ha perso un metro su un terreno decisamente più favorevole all’avversario.

Konrad è riuscito a scollinare con una ventina di secondi di vantaggio e ha poi ridato vitalità alla sua azione nella discesa bagnata e nel piano finale. Colbrelli e Gaudu hanno perso terreno nonostante una buona collaborazione e sono stati raggiunti dal gruppetto inseguitore con Matthews e Aranburu. Il Campione d’Italia ha provato il tutto per tutto scattando anche su un breve strappo ad una decina di chilometri dall’arrivo, ma non è riuscito a sganciarsi e si è dovuto accontentare di sprintare per il secondo posto, ben lontano da Konrad, arrivato tutto solo sul traguardo di Saint Gaudens.

L’austriaco ha così regalato la seconda vittoria di tappa alla Bora, che nonostante il ritiro di Sagan sta correndo un Tour da grande protagonista. Colbrelli ha concluso secondo davanti a Matthews, mentre il gruppo con quasi 14 minuti di ritardo, spezzato da un’accelerata di Van Aert nel finale.

Gli uomini di alta classifica sono arrivati tutti insieme e la top ten non è cambiata, con Pogacar sempre più vicino alla vittoria finale e la lotta per il podio ancora molto aperta tra Uran, Vingegaard e Carapaz.