Tra i campioni, le storie e le emozioni regalate dalla Vuelta España, che si è conclusa domenica 5 settembre a Santiago de Compostela, un posto speciale spetta a Fabio Aru. Il campione sardo, che la Vuelta l’ha vinta nel 2015, ha dato l’addio al Ciclismo professionistico dopo una carriera inizialmente scintillante e poi fin troppo travagliata. L’ex Campione d’Italia ha deciso di lasciare le corse ad appena 31 anni, al termine di un percorso davvero particolare nel mondo dei pro. Arrivato subito ad alti livelli con due podi al Giro d’Italia e il successo alla Vuelta, Aru è poi sprofondato in un abisso infinito dalla stagione 2018, tra problemi fisici e forse un carattere non adeguato a far brillare al meglio il talento avuto in dono dalla natura.

Fabio Aru: ‘Tre anni difficili’

In questo 2021 Fabio Aru ha cercato un ultimo rilancio alla Qhubeka NextHash, trovando qualche discreto sprazzo, ma soprattutto un po’ più di serenità dopo la travagliata avventura alla UAE Emirates. Il corridore sardo ha vissuto altri momenti complicati, che hanno acuito la sensazione di un campione ormai perso, rinunciando a correre il Tour de France, ma riuscendo a ripresentarsi a buoni livelli nelle corse estive. Aru è tornato a salire sul podio di una corsa professionistica dopo quattro anni arrivando secondo sia al Sibiu Tour, che alla Vuelta Burgos. Più che di un rilancio si è trattato però di un’uscita di scena dignitosa, visto che Aru ha annunciato l’addio al ciclismo appena prima di partire per la Vuelta España.

La corsa vinta nel 2015 è stata così l’ultima apparizione della carriera del corridore della Qhubeka, che durante le tre settimane in Spagna ha vissuto emozioni intense con cui ha tracciato i contorni della carriera.

“Gli ultimi tre anni sono stati difficili per me. Quest’anno abbiamo deciso di cambiare programma, saltare il Tour andando a Lugano e poi al Sibiu.

Lì ho ritrovato un buon feeling con la bicicletta. Sono riuscito a tornare ad attaccare e a correre con quella libertà che provi quando puoi davvero giocarti la corsa. Era una sensazione che mi mancava da così tanto tempo” ha raccontato Fabio Aru ripercorrendo la sua ultima stagione da professionista.

‘Per ogni corridore arriva il momento di fermarsi’

Fabio Aru ha così iniziato la sua Vuelta España annunciando che questa sarebbe stata la corsa di chiusura della carriera ed ha cercato di divertirsi e godersi quest’ultima pagina di una lunga avventura. Nella prima parte della corsa, il corridore della Qhubeka ha cercato di rimanere nei piani alti della classifica generale, riuscendo ad affacciarsi anche nella top ten, ma dopo l’11ª tappa un problema di stomaco l’ha costretto a cambiare i piani.

Per un paio di giorni Aru ha faticato a raggiungere il traguardo nelle retrovie del gruppo, ma non ha mollato, ha superato il momento più brutto e nelle ultime tappe è stato protagonista in alcune fughe.

La crono finale a Santiago de Compostela è stata un’emozionante passerella con un bel tributo da parte della Vuelta. “Ho passato un momento difficile in questa Vuelta España. Un grande ringraziamento va alla squadra per avermi aiutato, è stata già una piccola vittoria. Negli ultimi giorni mi sono davvero divertito a dare il massimo. Il supporto è stato speciale, ho ricevuto tante belle parole e ringrazio tutti” ha dichiarato Fabio Aru a conclusione della sua Vuelta mostrandosi più che mai convinto della scelta fatta.

“Per ogni corridore arriva il momento della carriera in cui sa che è quello giusto per fermarsi. È diverso per ogni corridore. Per me è una sensazione e quella sensazione è adesso. Per 16 anni sono stato un corridore, questa carriera ha richiesto che passassi molto tempo lontano dalla famiglia, ora è il mio momento di restituire tutto a loro” ha dichiarato Aru.