Arrivato al Ciclismo professionistico con le ambizioni e le speranze di diventare un campione da grandi giri, Davide Formolo ha invece dovuto trovare dei ruoli diversi per farsi largo in mezzo al gruppo. In questi otto anni di World Tour, il corridore veneto si è misurato con le corse a tappe, con le classiche, con compiti da leader e da gregario, con lunghe fughe, tra cadute, infortuni, delusioni e una manciata di vittorie di prestigio. Dopo l'arrivo alla UAE e l’esplosione di Pogaĉar, Formolo è rimasto relegato in una posizione sempre più di supporto, nonostante il grande risultato ottenuto alla Liegi del 2019, quando fu battuto solo da Fuglsang e dette l’impressione di poter diventare un campione da classiche.

L'ex Campione d'Italia sta così vivendo la sua esperienza in UAE con poche occasioni di poter puntare al risultato personale, ma ha raccontato a Cyclingnews che questo ruolo di gregario dà ancora più responsabilità.

Formolo: ‘E’ più stressante correre per qualcun altro’

La netta superiorità di Pogaĉar rispetto agli avversari del Tour de France e i tanti commenti critici sulla competitività della UAE Emirates schierata al fianco del fuoriclasse sloveno, hanno inevitabilmente messo sotto pressione Formolo e compagni, che però hanno saputo rispondere con i fatti. “Al Tour avevamo molti corridori giovani, ma eravamo consapevoli del nostro livello. È stato un peccato che la stampa non abbia creduto in noi, ma anche questo fa parte del lavoro” ha commentato Formolo, che al Tour si è rivelato uno dei più solidi gregari di Pogaĉar.

“Eravamo fiduciosi, conoscevamo la nostra forza. Majka poteva arrivare tra i primi cinque se avesse fatto la sua corsa, tutto avevamo dei compiti e quindi non avevamo paura di nessuno”, ha spiegato il corridore della UAE, che nonostante la fiducia ha vissuto questo Tour da gregario della maglia gialla con non poco stress.

“Onestamente per me è più stressante quando devo correre per qualcun altro.

Pogaĉar era così forte che forse avrebbe potuto perdere la corsa solo per qualche nostro errore. Se avesse perso il Tour per causa mia, sarebbe stata la più grande delusione della mia carriera” ha dichiarato Formolo, ricordando il senso di liberazione vissuto all’arrivo vittorioso di Parigi. “Ricorderò sempre l’ultima curva sui Campi Elisi, a quel punto non poteva succedere nient’altro, è stato un sollievo”, ha raccontato l’ex Campione d’Italia.

‘Non ci sono più corse di seconda fascia’

Davide Formolo ha spiegato come il senso di stress che si vive all’interno del gruppo non sia ai massimi livelli solo durante il Tour de France, ma che ormai ogni corsa si trasforma in una sfida in cui dare il 100%. Il corridore veneto ha fatto un’interessante analisi di questa situazione, raccontando come il ciclismo sia cambiato nell’ultimo decennio. Secondo Formolo non ci sono più delle corse di preparazione in vista dei grandi appuntamenti, ed anche le tappe apparentemente interlocutorie dei grandi giri sono spesso combattutissime, soprattutto con la tendenza ad accorciare i chilometraggi.

Formolo ha identificato un punto di svolta nell’approccio proposto da Alberto Contador.

“Penso che sia stato Contador a cambiare il ciclismo. Probabilmente è stato il primo corridore che ha cercato di fare il risultato in ogni corsa a cui partecipava. Prima i grandi giri e le classiche erano le uniche corse in cui i grandi campioni erano al 100%, tutte le altre servivano come preparazione per questi eventi”, ha analizzato il corridore della UAE Emirates.

“Dopo Contador i campioni vanno a tutte le gare per cercare di vincere e questo ha fatto aumentare il livello di stress durante tutta la stagione. Bisogna essere competitivi per tutto l’anno, non ci sono più corse di seconda fascia. Dieci anni fa la Challenge Maiorca era una corsa di preparazione all’inizio della stagione, ora non è più così”, ha ribadito Davide Formolo.