"Un dolore atroce, mai sentito qualcosa del genere nella mia vita": queste le primissime cose che ricorda Egan Bernal dell'incidente, che lo ha visto protagonista oramai quasi un mese fa. Il colombiano della Ineos si trovava in Colombia dove, in compagnia di altri corridori, era in procinto di allenarsi in vista della stagione ciclistica. "Stavo bene, avevo risolto i miei problemi alla schiena ed ero in anticipo nella preparazione". Poi, però, l'incidente, la terapia intensiva e le numerose operazioni chirurgiche di cui, Bernal, porta ancora i segni.

'Ero con la bici da crono, in posizione aerodinamica: testa bassa e braccia ravvicinate'

Bernal ha raccontato che mentre alcuni dei suoi compagni si stavano allenando con bici normali, lui aveva scelto quella da cronometro, sulla quale ci si posiziona in maniera aerodinamica: "Testa bassa e braccia ravvicinate", ha spiegato il ciclista. Nonostante questo, il corridore ha ammesso di aver dato comunque uno sguardo alla strada: "Ho guardato avanti arrivato a Gacanchipa: non c'era niente".

Le condizioni, insomma, erano favorevoli, così come il vento, che era a favore. Per questo, Bernal ha scelto di accelerare: "Ho visto sul computerino 62 km/h, poi ho colpito l'autobus". Immediatamente, il ciclista si è reso conto della gravità di quanto accaduto: "Non riuscivo a respirare; quando ho ripreso fiato, stavo per svenire".

Fortunatamente, però, Bernal era scortato dal suo meccanico che, vista la situazione, ha subito avvertito il medico del team. Quest'ultimo è intervenuto "velocemente" e proprio a lui il ciclista deve la vita: "Grazie a lui sono ancora vivo".

'Il dottore mi ha stabilizzato la frattura sul posto'

Tra le prime cose notate da Bernal vi è la frattura del femore, descritto come se volesse "uscire dalla pelle".

Il dottore della Ineos ha dunque provveduto a effettuare le prime manovre di soccorso: dopo aver stabilizzato la frattura (procedura che Bernal ha tenuto a sottolineare come sia avvenuta "sul posto"), il sanitario e altre due persone hanno iniziato a stabilizzare il bacino: "Li supplicavo di smettere, faceva male, ma mi hanno aiutato a non perdere sangue".

Alla fine il ciclista ha confessato di aver perso due litri e mezzo di sangue.

Una volta arrivata l'ambulanza, Bernal ha ammesso di aver chiesto subito degli antidolorifici ma "nemmeno loro ne avevano". Il ciclista, infatti, ha ammesso: "Volevo svenire dal dolore che provavo". Il classe '97 è poi arrivato in ospedale, dove è finito in terapia intensiva ed è stato sottoposto a diversi interventi chirurgici che, fortunatamente, sono andati a buon fine.

Proprio nella struttura ha saputo di aver rischiato di rimanere paraplegico o, peggio, di perdere la vita. Bernal, in particolare, ha confessato: "Il medico mi ha detto di aver operato centinaia di ferite della stessa grandezza mia alla colonna vertebrale e solo due persone ne sono uscite bene. Io ero il secondo".