Lorenzo Sonego, tennista torinese di 25 anni, è considerato uno dei talenti più puri e cristallini del Tennis italiano.
Stabilmente in top 30 nella classifica mondiale Atp, attualmente numero 21 (suo best ranking), vanta già due titoli Atp all'attivo su quattro finali giocate e diverse vittorie di prestigio, come quella contro l'allora n°1 Novak Djokovic [VIDEO] a Vienna nel 2020. Il 2021 è stato senz'altro per Sonego l'anno della consacrazione, con la vittoria del suo secondo titolo Atp, il 250 di Cagliari, la semifinale al 500 di Roma (persa con onore contro il cannibale Djokovic), gli ottavi di finale nello Slam londinese di Wimbledon e il raggiungimento del suo attuale best ranking, alla posizione 21.
Lorenzo Sonego ha concesso a Blasting News questa intervista esclusiva, spaziando tra la stagione in corso, la carriera, la spiacevole parentesi pandemica e le passioni extra-campo, per conoscere un po' più da vicino uno degli astri nascenti del panorama tennistico italiano e mondiale.
Storia recente
Partiamo, anzitutto, dalla Coppa Davis. Siete approdati alle Finals di fine anno con non poche difficoltà. Secondo te, questa Nazionale, dove può arrivare?
"Giocare in Davis è sempre bello, siamo un gruppo molto affiatato e ci motiviamo a vicenda a fare sempre meglio. Siamo tutti molto fiduciosi e speriamo nei prossimi anni di poter riportare la Coppa Davis in Italia".
Può l'Italia provare ad accarezzare il sogno o ci sono formazioni che, almeno all’apparenza, sono una spanna più sopra?
O meglio: chi vorresti evitare nel girone?
"Personalmente credo che l’Italia possa essere una delle Nazioni più competitive. Abbiamo due giocatori nei primi 10 e tutti possiamo ottenere dei grandi risultati e giocare ottimi match. Ovviamente c’è tanta concorrenza e tante altre squadre possono contare su giocatori di livello.
La certezza è che non partiamo sconfitti con nessuno anche se, come visto in Slovacchia, nessun avversario va mai sottovalutato".
Primi bilanci
A circa un mese dall’inizio della stagione su terra rossa, quali sono i "buoni propositi” e le sensazioni? Per esempio negli Internazionali d'Italia, nonché al Roland Garros.
"A me piace giocare su tutte le superfici.
La terra rossa si adatta bene alle mie caratteristiche e molto spesso i match diventano delle vere battaglie che mi portano a tirare fuori il meglio di me. A Roma difenderò le semifinali dello scorso anno, uno dei tornei più emozionanti fino ad ora nella mia carriera. Giocare davanti al pubblico di casa è sempre bellissimo e spero di ottenere un altro bel risultato. A Parigi invece difendo un primo turno, ma ho comunque ottimi ricordi, come gli ottavi di finale del 2020. Sarà una parte di stagione molto entusiasmante, dove spero di far bene".
Parola d'ordine: concentrazione
Hai qualche rito portafortuna particolare a cui ricorri in occasione delle partite? O magari una canzone, o un genere musicale per darti la carica prima di un match importante?
"Personalmente non sono molto scaramantico. Prima di ogni match ho ovviamente la mia routine come tutti i giocatori, ma cerco semplicemente di concentrarmi e di mantenere lucidità sul mio schema di gioco".
Il gioco del tennis
In Italia, in tempi recenti il tennis sta tornando in voga, anche e soprattutto grazie alle imprese della "generazione d'oro" composta da te, Jannik Sinner, Matteo Berrettini, Lorenzo Musetti: a voi il compito di riportare la cultura del tennis in un Paese rimasto indietro di 40 anni, dal decennio sfavillante di Adriano Panatta. Credi che il tennis non abbia il giusto lustro che merita a livello nazionale, ovvero non sia abbastanza valorizzato? Cosa pensi debba essere cambiato per avvicinare più giovani al tennis?
"Credo che negli ultimi anni il tennis in Italia abbia raggiunto una popolarità altissima. Ad ogni torneo siamo sempre supportati da tifosi italiani, ed anche la stampa ci ritaglia molto spazio. Spero che possa continuare ad essere così perché il tennis è uno sport bellissimo e, se con i nostri risultati avviciniamo i giovani a questo sport, ne siamo molto felici".
Capitolo Covid
Avete visto la Race fermarsi, come del resto si è fermato tutto il mondo, in quei mesi drammatici; siete lentamente tornati in campo, ma in stadi a porte totalmente chiuse, per poi passare gradualmente a stadi con capienza ridotta. Quanto è cambiato il tennis, come del resto lo sport in generale, durante l'era Covid?
"Il periodo della pandemia è stato molto complicato per tutti.
Giocavamo in stadi vuoti ed avevamo protocolli molto rigidi a cui sottostare nei tornei. Ovviamente siamo stati fortunati a poter riprendere a giocare dopo pochi mesi di stop e tutto quello che è stato fatto è stato necessario per permetterci di farlo in sicurezza".
Quanto è importante il contatto con il pubblico nel vostro sport? Quest'anno si auspica una capienza al 100%, o al più al 75%, agli Internazionali d'Italia. Sarà una spinta in più la presenza del pubblico, magari per riportare un italiano alla vittoria degli IBI?
"Personalmente la presenza del pubblico mi gasa molto, cerco sempre di portarlo dalla mia parte e questo mi da una marcia in più. Spero che a Roma quest’anno possano esserci gli stadi pieni perché la gente ha voglia di tennis" .
Tra sogni, realtà e curiosità
Lorenzo, così a bruciapelo: obiettivo e sogno proibito per la stagione in corso e per la carriera?
"Ovviamente cercare di fare sempre il meglio possibile. Il mio sogno è quello di riuscire a qualificarmi per le ATP Finals a Torino: sarebbe veramente bellissimo giocare un torneo di quella portata nella mia città. Lavoro duro per continuare a provarci".
Cosa fa Lorenzo Sonego quando non gioca a tennis? Hai degli hobby?
"Calcisticamente sono un grande tifoso del Torino. Da bambino, prima di scegliere il tennis, giocavo anche a calcio nelle giovanili del Torino, ed è una passione che non è mai scomparsa".