Il più sorpreso e contrariato di tutti era Lazizbek Mullojonov che si è visto assegnare una vittoria assolutamente inesistente. Nel momento del verdetto, il pugile uzbeko ha fatto chiaramente 'no' con il dito della mano sinistra. Aziz Abbes Mouhiidine era stato appena 'scippato' da un successo legittimo al primo match della categoria maschile 92 kg delle Olimpiadi di Parigi 2024.

Il pugile italiano, tra i favoriti per l'oro, ha subito un'evidente testata alla fine del primo round che l'arbitro ha giudicato involontaria. Il colpo gli ha causato un taglio all'occhio destro che è stato subito medicato all'angolo.

Al di là dell'episodio, forse ci poteva assegnare la prima ripresa al suo avversario, la vera farsa parte dalla seconda dove una combinazione di Mouhiidine fa barcollare il suo avversario. Il nostro atleta ha vinto nettamente sia la seconda che la terza ripresa, ma non per giudici che ne hanno decretato la sconfitta. Il verdetto ha fatto andare su tutte le furie il presidente della Federboxe italiana, Flavio D'Ambrosi che nelle sue forti dichiarazioni contro il CIO ha fatto riferimento alle “nefandezze del passato”. La lista degli ultimi 40 anni è abbastanza folta e sovente ha riguardato i pugili italiani.

Los Angeles 1984, la vittoria negata a Musone

Il 'gigante buono' di Marcianise, Angelo Musone, giunse in semifinale alle Olimpiadi di Los Angeles 1984 nella categoria dei pesi massimi contro il grande favorito Henry Tillman.

Il pugile statunitense nelle selezioni del suo paese aveva eliminato Mike Tyson, anche se nessuno all'epoca poteva immaginare che quel giovanissimo pugile ancora acerbo sarebbe diventato una leggenda. Tornando alla semifinale olimpica, Musone la domina letteralmente dimostrandosi superiore in tutte le tre riprese. I giudici però assegnano il match a Tillman e la disperazione del pugile italiano davanti le telecamere è una delle immagini più 'forti' di quell'edizione dei Giochi.

Lo stesso avversario dopo il verdetto gli dirà “mi dispiace, ma non è colpa mia”, consapevole di aver raggiunto la finale per l'oro con un verdetto immeritato. Musone dovrà accontentarsi della medaglia di bronzo.

Seul 1988, il punto di non ritorno

I Giochi di Seul 1988 toccarono davvero 'il punto di non ritorno', la certezza che qualcosa nel pugilato doveva cambiare.

L'apice della vergogna nella categoria dei superwelter dove combatte il nostro Vincenzo Nardiello che nei quarti di finale si trova di fronte il pugile di casa, il sudcoreano Park Si-hun. L'azzurro domina le prime due riprese e in quella più equilibrata il suo avversario subisce un richiamo per un colpo sotto la cintura. Al termine del match, quando già Nardiello pregusta l'ingresso in semifinale, il verdetto premia il pugile asiatico scatenando la durissima reazione dello stesso Nardiello che lascia il ring protestando violentemente e di Mario Pescante, allora capo delegazione del CONI, che accusa i giudici di “furto”.

Park Si-hun, pugile del quale si perdono le tracce dopo quell'Olimpiade, sarà protagonista di un altro 'scippo' nella finale per l'oro, medaglia che metterà al collo nonostante l'evidente sconfitta al cospetto di Roy Jones.

Ma si tratta soltanto di due episodi di un'edizione davvero incredibile, in senso negativo, per i favoritismi nei confronti dei pugili di casa che ci saranno anche in altre divisioni di peso. Lo scandalo di Seul aprirà la strada all'introduzione delle 'macchinette conta-pugni' poi abolite perché non garantivano affatto la regolarità dei verdetti.

I casi Cammarelle e Russo

Roberto Cammarelle, campione olimpico a Pechino 2008, è in corsa per la medaglia d'oro anche ai Giochi di Londra 2012 e nella finale per il titolo della categoria +91 kg affronta il britannico Anthony Joshua. L'azzurro sarà il chiaro vincitore del combattimento contro il futuro campione del mondo dei pesi massimi, ma il verdetto troppo 'casalingo' della giuria ribalterà tutto e si dovrà accontentare dell'argento.

Il ricorso della delegazione italiana che mette legittimamente in dubbio il comportamento dei giudici verrà respinto.

Contestazioni anche quattro anni dopo da parte del nostro Clemente Russo dopo la sconfitta subita da Evgeny Tishchenko nei quarti di finale. Il verdetto viene messo nel mirino da parte della delegazione italiana, ma anche in questo caso non ci sarà nulla da fare. Tra l'altro il pugile russo vincerà l'oro dei pesi massimi battendo in finale il kazako Vassiliy Levit grazie a un verdetto decisamente benevolo e contestato da tutto il pubblico. Al termine dei Giochi Olimpici di Rio 2016, comunque, i 36 arbitri delle competizioni di pugilato saranno sospesi in blocco in attesa di un'indagine che ne attesti la regolarità del loro operato.

La commissione guidata da Richard McLaren stabilì che tra 7 e 11 match di boxe di quelle Olimpiadi furono 'manipolati', davvero increscioso per uno sport duro ma leale come la boxe. “Sono un campione e non un lamentoso, sapevo ciò che dicevo quel giorno”, sarà il commento di Clemente Russo dopo la notizia. Evidentemente, stando a quanto accaduto negli ultimi giorni, il passato ha davvero insegnato poco.