La Chiesa non dovrà più pagare l’imposta comunale sugli immobili(Ici) arretrata. Ovviamente, non si fa riferimento agli edifici di culto, alle chiese, ma ad immobili con finalità diverse, come scuole, negozi, alberghi, cliniche o case di cura. A sancirlo, il tribunale dell’Unione Europea che con propria sentenza ha così respinto i ricorsi presentati sulla materia da un bed & breakfast e da una scuola Montessori.

I motivi dei ricorsi

In particolare, i ricorsi respinti si proponevano di contestare la decisione assunta dalla commissione Ue di riconoscere l’impossibilità per l’Italia di recuperare le somme dovute per imposte mai pretese sugli immobili di proprietà della Chiesa nel periodo intercorso tra il 2008 e 2012.

Nel 2012, infatti, l’Ici fu sostituita con l’imposta municipale propria (Imu). Stesso anno in cui proprio la commissione Ue accertava che l’esenzione del pagamento Ici sugli immobili di proprietà del Vaticano era da considerarsi un vero e proprio aiuti di stato e, di conseguenza, non legittimi. Tuttavia, come già ricordato, nello medesimo momento, la stessa commissione stabilì l’impossibilità di recuperare gli arretrati da parte dello stato italiano in virtù anche della enorme difficoltà nell’individuare i soggetti che effettivamente avrebbero dovuto pagare. Insomma, per l’Unione Europea era troppo complicato determinare la precisa proprietà degli immobili anche perché, pur essendo chiaramente riconducibili ad attività della chiesa, sono tantissimi gli enti religiosi che effettivamente ne detengono la proprietà.

La sentenza ha confermato la linea della commissione Ue

Un principio, che in molti potrebbero contestare semplicemente ricordando che lo Stato italiano riesce tranquillamente ad individuare e a riscuotere gli arretrati di qualsiasi singolo cittadino italiano che non sia in regola con i versamenti dovuti. A noi, comunque, non resta che registrare asetticamente che la sentenza del tribunale Ue conferma di fatto la correttezza della linea adottata dalla commissione su questa spinosa materia.