E' stata approvata proprio l'ultimo giorno utile, lo scorso 22 dicembre 2017. Ma è stata subito ribattezzata tassa sul sudore. In effetti, quella approvata dalla Federazione Ciclistica italiana prima della pausa per le festività natalizie, è una sorta di canone annuo che ogni ciclista amatoriale dovrà riconoscere alla FCI. L'ammontare stabilito per questa vera e propria Bike Card è stato fissato a 25 euro. Vediamo di capire meglio di cosa si tratta.

Come funziona la 'tassa sul sudore'

Questo canone annuo colpirà, come dicevamo, migliaia di amanti del Ciclismo che, nel corso dell'anno, partecipano più o meno regolarmente a diverse gare di vario livello: da quella di paese a quella regionale o interregionale.

Dovranno pagarla anche coloro che, ad esempio, vanno a fare una passeggiata cicloturistica in montagna.

A fronte del pagamento dei 25 euro si riceverà, come accennato, una Bike Card. Ma, oltre a questo, il pagamento del canone non garantisce alcun altro diritto, nemmeno di tipo assicurativo. Ecco perché molti sono rimasti basiti da una decisione del genere da parte della Federazione.

Anche perché, storicamente, lo sport amatoriale è sempre stato quasi totalmente gratuito. Infatti, i vari Enti di Promozione Sportiva rilasciavano delle tessere già prima dell'entrata in vigore di questo nuovo canone, ma molto più a buon mercato. E, comunque, una volta sottoscritta la tessera di un Eps si poteva partecipare gratuitamente agli eventi organizzati dagli altri Enti.

Le motivazioni alla base della decisione della Federazione

Le motivazioni che hanno portato a questa scelta da parte della Federazione ciclistica sono essenzialmente due. Da un lato il Coni ha evidenziato come la Federazione abbia accumulato un deficit di bilancio di più di 2 milioni di euro. In secondo luogo, sono diversi anni che la Federazione sollecita i vari Enti di promozione perché gli riconoscano un contributo di circa 1 euro su ogni partecipante agli eventi e di 1,5 euro su ogni tesserato.

Ora quasi tutti gli Enti di Promozione Sportiva saranno obbligati a vendere ai propri tesserati la Bike Card della Federazione. Senza tale tessera non sarà possibile partecipare alle gare ciclistiche.

La replica della Federazione

Da parte sua, il Presidente della Federazione Ciclistica Italiana, Renato Di Rocco, contesta questo punto di vista.

E afferma che il canone della Bike Card servirà a gestire dei servizi comuni come la giustizia sportiva. Inoltre, rappresenta un mezzo per contrastare la concorrenza sleale degli altri Enti che usufruiscono di contributi pubblici.

Inoltre, non si tratterebbe, in effetti, del primo caso di una Federazione sportiva che adotta una specie di canone. Di Rocco, infatti, cita la Fidal, la Federazione di Atletica Leggera, che dal 2014 ha la propria Run Card. Anche se, in questo caso, lo scopo è differente. Con la Run Card si vuole spingere chi pratica la corsa in maniera "privata" a farlo in maniera organizzata. Ma queste iniziative rischiano di alimentare una tendenza monopolistica che non fa certo bene alla pratica dello sport amatoriale.