Da Nord a Sud dello Stivale, in moltissimi comuni i tecnici dell'Erario municipale sono al lavoro per aggiornare e, questa volta si spera correttamente, le tariffe che i cittadini - contribuenti dovranno sborsare per il ritiro e il riciclo del propri rifiuti. Stiamo facendo riferimento, ovviamente, alla Tari, che alla fine dello scorso anno ha suscitato notevoli polemiche e richieste di rimborso in quanto il calcolo, come ha fatto notare un'interrogazione parlamentare da parte del M5S, era palesemente erroneo in quanto duplicato in riferimento alle pertinenze dell'immobile.

Ora, il MEF ha pubblicato le nuove linee guida per la corretta determinazione della Tari 2018. Accanto a queste nuove direttive, sono stati pubblicati anche tre allegati, che rappresentano la vera novità di quest'anno, in cui vengono fornite le indicazioni ai diversi Comuni per la corretta determinazione dei fabbisogni standard. Ma cerchiamo di andare con ordine.

Il calcolo della Tari 2018

Nel documento emanato dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, costituito da cinque semplici pagine in formato A4 dattiloscritta, viene evidenziato come la norma alla base della Tari sia la legge 27 dicembre 2013 n°147 all'articolo 1 commi da 639 in poi. Dopodiché avendo la Tari l'obiettivo di garantire la totale copertura dei costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti viene richiamato il comma 654 dell'articolo 1 che, specificamente, ribadisce come deve essere assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio del servizio.

Per tali motivi. i singoli Comuni, richiamando quanto disposto dal successivo comma 683, entro il termine di presentazione del bilancio di previsione devono approvare il piano finanziario, in cui sono contenute le tariffe, e che deve essere redatto dal soggetto che si occupa della gestione dei rifiuti. Viene, poi, richiamato anche il comma 653 che introduce nel calcolo della Tari 2018, appunto le risultanze dei fabbisogni standard.

Cosa sono i fabbisogni standard

Come messo in evidenza dalla linee guida del MEF, i fabbisogni standard vengono considerati un paradigma di confronto che dovrebbe consentire ai vari Comuni di valutare, più correttamente, l'andamento della gestione del servizio dei rifiuti. Ma, soprattutto perché il 2018 rappresenta il primo anno di applicazione, questi forniranno delle indicazioni che comunque devono essere coordinate con il complesso dei costi da sostenere.

E sulla cui base viene redatto il piano finanziario. Di conseguenza, un maggiore effetto perequativo e riequilibrativo, è dato capire, avverrà progressivamente negli anni successivi. Le linee guida, poi, precisano che i Comuni che abbiano già approvato il piano finanziario prima dell'emissione delle suddette non siano tenuti a rivederlo.

Comunque, nei tre allegati sopra richiamati, il MEF fornisce ampi dettagli su come calcolare la nuova tariffa. Il più importante dei quali è la stima del costo medio nazionale di riferimento, stimato in circa 295 euro. Da questo importo i vari Comuni possono discostarsi in più o in meno. Ma, visto che la maggioranza dei Comuni era in attesa di queste indicazioni, si può presumere che abbiano atteso tutto il tempo possibile per poter mettere mano alle nuove tariffe.

Infatti, già si sa di diversi Comuni che aumenteranno la Tari per il 2018. Ad esempio, in Liguria, nel Comune di Imperia si stimano aumenti tra il 5 ed il 10%. Anche in altre città sia del Nord che del Sud sono attesi rincari simili. Comunque, è molto probabile che ci saranno aumenti.