Dopo il summit di governo di ieri 15 novembre, il decreto fiscale, atto collegato alla manovra di bilancio, viene modificato. Un aspetto del decreto, che in questi giorni è stato oggetto della discordia tra M5S e Lega e tra i due Vice Premier Salvini e Di Maio, viene di comune accordo cancellato. Di fatto salta il condono cioè quella norma che permetteva di sanare pendenze fiscali per redditi mai dichiarati, versandone solo una parte. Restano nel decreto tutte le altre misure che permetteranno ai contribuenti di mettersi a posto con le proprie pendenze con il fisco, cioè la cosiddetta pace fiscale.

Ecco le novità fuoriuscite dal vertice, cosa è cambiato e quali cartelle possono essere cancellate con le novità fiscali del decreto.

Stop al condono

Si chiama dichiarazione integrativa speciale ed è il condono che era stato inserito nella prima versione di decreto fiscale e che consentiva ai contribuenti di andare a dichiarare il 30% in più di quanto già fatto al fisco. In pratica, una norma che consentiva a chi volontariamente aveva omesso redditi per pagare meno Tasse, di integrare la propria dichiarazione fiscale fino al tetto massimo di 100.000 euro all’anno per 5 anni. I cosiddetti furbetti del fisco, evasori volontari, potevano far emergere mancate somme dichiarate sistemando la situazione pendente ai fini Irpef, Irap e contributi, pagando solo il 20% delle imposte dovute ed al loro tempo evase.

Una norma che ha fatto molto discutere, considerata come un assist per i grandi evasori. Il condono viene cancellato dal decreto fiscale e sarà possibile sanare solo le tasse non pagate su quanto dichiarato al fisco senza poter integrare le dichiarazioni precedenti. Sarà possibile inoltre correggere gli errori formali delle dichiarazioni reddituali, pagando una somma una tantum di 200 euro per anno fiscale da sistemare.

Sanatorie, rottamazioni e stralcio delle cartelle

Nel decreto restano tutti gli altri provvedimenti di sanatoria, quelli che secondo i legislatori, servono alla povera gente che non ha potuto pagare le tasse per impossibilità, che poi è l’oggetto della cosiddetta pace fiscale. Via libera alla sanatoria per gli omessi versamenti, gli avvisi bonari e le lievi irregolarità in sede di dichiarazione reddituale.

In pratica, chi ha dichiarato regolarmente al fisco i propri redditi, ma non è stato in condizione di pagare quanto dovuto per difficoltà economiche, potrà sanare la propria posizione pagando meno del dovuto, a partire dalla cancellazione delle sanzioni. Nella pace fiscale dovrebbero rientrare anche gli avvisi bonari, cioè pendenze fiscali non diventate ancora cartella esattoriale. Conferme inoltre per lo stralcio delle cartelle emanate tra il 2000 ed il 2017, di importo fino a 1.000 euro. Senza necessità di produrre domanda, le cartelle vecchie che per lo Stato rappresentano solo un peso gestionale, essendo considerate come difficilmente incassabili, verranno cancellate d’ufficio. L’importo limite che come dicevamo è di 1.000 euro, sarà considerato per tassa, imposta o tributo evaso.

In pratica, per le cartelle con oggetto più tasse (cartelle cumulative per esempio di Irpef ed Irap insieme), i 1.000 euro dovrebbero essere considerati sul tributo singolo e non sulla cartella intera. Nel decreto anche la rottamazione ter, che permetterà a tutti i contribuenti con cartelle esattoriali e multe del codice della strada, anche coloro che sono decaduti dalle precedenti sanatorie per mancati pagamenti, di sanare il tutto con rate più lunghe, cioè 10 rate in 5 anni. Rispetto alle precedenti, in attesa che il decreto faccia chiarezza, oltre alle sanzioni ed agli interessi, potrebbe essere scontato anche l’importo della sanzione. Il meccanismo su cui sta lavorando il governo dovrebbe essere collegato all’Isee.

L’indicatore della situazione reddituale e patrimoniale di una famiglia che consentirebbe in base a tre scaglioni ben precisi, di pagare il 6, il 10 ed il 25% del debito totale dovuto, in base alle condizioni economiche del debitore.