La tassa di soggiorno per visitare le più belle città d'arte italiane potrebbe subire degli aumenti. Rientrano nel pacchetto dei possibili rincari anche località montane e marine. Un emendamento al decreto fiscale approvato in Commissione Finanze della Camera ha infatti concesso ai Comuni la possibilità di aumentare la tassa di soggiorno fino a un massimo di 10 euro. Il provvedimento interessa solo le località che ospitano maggiori presenze turistiche, quantificate in più di 20 volte il numero degli effettivi cittadini residenti.

La mini-batosta sulle vacanze farà registrare un aumento delle entrate nelle casse comunali, in quanto si tratta di un raddoppio della tassa odierna di soggiorno che potrebbe così passare dagli attuali 5 euro massimi fino a un massimo di 10 euro.

Un bel vantaggio per i Comuni che ogni giorno fanno i conti con milioni di turisti, considerando che l'incasso attuale registrato dalle città turistiche ammonta a circa 600 milioni. Una amara sorpresa invece per i turisti costretti a pagare di più per visitare le città d'arte. In una nota il Ministero dei Beni culturali precisa che l'aumento della tassa di soggiorno interesserà solo i capoluoghi di provincia che registrano un elevato flusso di turisti, di 20 volte superiore alla presenza dei cittadini residenti.

Da Venezia a Cortina: potrebbe aumentare la tassa di soggiorno

L'emendamento correlato al decreto fiscale punta a far lievitare il tetto della tassa che solitamente pagano i turisti, il cui limite è di 5 euro portandolo fino al massimo di 10 euro.

La regolamentazione della tassazione sul turismo per i Comuni interessati sarà emanata con un successivo decreto ministeriale. Al momento, si evince una sola clausola che limiterebbe l'uso del sovrapprezzo sulla tassa di soggiorno. La postilla per l'applicazione della tassa parla di una presenza di turisti che deve superare di ben 20 volte i residenti.

In mancanza i Comuni non possono procedere con la maggiorazione della tassa.

I Comuni interessati all'aumento della tassa di soggiorno

Può sembrare strano, ma tra le città che non rientrano nel beneficio del rincaro della tassa ci sono Roma e Milano. Pur avendo una marea di turisti che entra ed esce dalle città con una frequenza sbalorditiva non possono infatti aumentare la tassa di soggiorno.

Infatti, questi Comuni hanno come contropartita molti più abitanti dei turisti che affollano le strade. Di conseguenza, applicando la norma, non superano il lucchetto delle 20 volte. Al contrario Venezia e Firenze rientrano a pieni voti nei parametri disposti dall'emendamento, grazie all'intensa mole di turisti che quantificano una presenza pari rispettivamente a 11 e 10 milioni di visitatori ogni anno.

Il chiarimento del Mibact

L'opportunità d'incrementare la tassa di soggiorno non oltre i 10 euro, così come stabilito nel decreto fiscale, interessa solo poche città, ossia come dicevamo riguarda solo i capoluoghi di provincia che registrano un'alta concentrazione turistica. Inoltre resta da considerare che non si tratta di un obbligo per i Comuni, che non saranno tenuti all'applicazione del provvedimento.

Ma bensì di una "facoltà" concessa ai Sindaci di poter operare verso un aumento della tassa di soggiorno in virtù dell'incremento dei servizi offerti ai milioni di turisti. L'aumento della tassa infatti sosterrebbe il finanziamento di tutti gli interventi diretti al miglioramento turistico tra cui la manutenzione e i miglioramenti sia dei beni culturali che ambientali.