Conduttrice televisiva, scrittrice, influencer e modella, Elisabetta Galimi è tra le figure femminili più seguite del web, con oltre un milione di follower. Tifosa della Juventus, ha costruito un percorso che unisce televisione, social ed editoria, passando anche per l’esperienza a Sportitalia. Con il libro Il successo a portata di like (Edizioni Sonda) racconta la sua visione del mondo digitale, dello sport e della vita. Blasting News l’ha intervistata per approfondire il messaggio del volume e ripercorrere le tappe principali della sua carriera.
Sul suo libro: 'Pensato anche per professionisti, imprenditori e freelance che vogliono imparare a valorizzarsi'
Nei suoi canali social conta oltre un milione di follower e ha pubblicato un libro dedicato a Instagram e al personal branding. Qual è stato, per lei, il momento di svolta nella carriera digitale? E quale consiglio darebbe a chi sogna di trasformare i social in un lavoro concreto?
Credo che il vero momento di svolta nella mia carriera digitale sia arrivato quando ho smesso di vedere i social come una semplice vetrina e ho iniziato a considerarli un vero lavoro, con una strategia, obiettivi chiari e un messaggio autentico da condividere. Ricordo ancora la prima volta che un mio contenuto è diventato virale: è stato un mix di sorpresa, emozione, ma anche consapevolezza.
In quel momento ho capito che dietro ogni pubblicazione di successo non c’è soltanto fortuna, ma tanto metodo, dedizione e costanza. Da questa esperienza è nato anche il mio libro Il successo a portata di like. Non è pensato solo per aspiranti creator, ma anche per professionisti, imprenditori e freelance che vogliono imparare a valorizzarsi online e far crescere il proprio business in modo autentico e sostenibile. L’idea era condividere strumenti concreti, ma anche incoraggiare le persone a trovare la propria voce e a credere nel proprio percorso. A chi sogna di trasformare i social in un lavoro reale direi che non serve essere perfetti, ma piuttosto coerenti e fedeli a se stessi. Parlate di ciò che conoscete, di ciò che vi appassiona davvero.
La differenza, alla fine, la fanno sempre l’autenticità e la passione con cui la trasmettete agli altri,
Nel libro Il successo a portata di like insiste molto sull’importanza del metodo. Qual è, secondo la sua esperienza, l’errore più comune che commettono gli aspiranti creator? E, al contrario, qual è la buona abitudine che ripaga di più nel tempo?
L’errore più comune è pensare che basti pubblicare qualcosa per ottenere risultati. In realtà, i social sono un ecosistema complesso e per funzionare serve metodo: capire chi sei, cosa vuoi comunicare e a chi. Molti si concentrano solo sull’estetica o sull’algoritmo, ma dimenticano che la parte più importante è il valore che offri a chi ti segue. Nel mio percorso ho imparato che la coerenza e la trasparenza fanno la differenza, e sono principi che cerco di trasmettere anche nel mio libro.
Al suo interno non parlo solo di strategie digitali, ma affronto anche temi come il bullismo, il burnout e la cybersicurezza, perché dietro una community numerosa c’è sempre una grande responsabilità. I social possono essere una risorsa, ma solo se impariamo a usarli con consapevolezza. La buona abitudine che ripaga di più nel tempo? Essere veri, costanti e professionali. Curare i dettagli, studiare, aggiornarsi e, soprattutto, non smettere mai di ascoltare: il pubblico percepisce quando c’è sincerità.
'La mia passione per la Juve nasce da bambina'
È una tifosa juventina dichiarata: come nasce questa passione e cosa significa per lei, oggi, vivere e raccontare il calcio anche dal punto di vista professionale?
La mia passione per la Juve nasce da bambina: quella maglia bianconera mi ha sempre trasmesso qualcosa di speciale. Avere avuto la possibilità di vivere il calcio anche dal punto di vista lavorativo è stato per me emozionante, ma poi ho sentito l’esigenza di spaziare in altri ambiti che mi appassionano, come i viaggi, la moda, lo sport e il beauty.
Ha condotto programmi su Sportitalia e ha maturato una solida esperienza televisiva in ambito sportivo. Si sente più a suo agio nella conduzione in studio, nel racconto live o nella creazione di contenuti digitali?
Sono tre mondi diversi, ma collegati. In studio amo l’adrenalina della diretta e il lavoro di squadra. Nei live, invece, la magia sta nel contatto diretto con chi ti segue: senti le emozioni, le reazioni e puoi rispondere subito, rendendo tutto più immediato e genuino.
Nel digitale mi piace la libertà creativa: è il luogo dove nascono i progetti più innovativi. Posso sperimentare, provare nuove idee e raccontare storie in modo personale, mantenendo sempre un contatto diretto con il mio pubblico.
'Cerco sempre di informare con leggerezza, ma mai con superficialità'
Negli ultimi anni il confine tra giornalismo sportivo e intrattenimento si è fatto sempre più sottile. Come gestisce la responsabilità di informare senza scivolare nella dimensione del gossip?
È una linea sottile, sì. Cerco sempre di informare con leggerezza, ma mai con superficialità. Non mi interessa il gossip: preferisco raccontare il lato umano e positivo dello sport, anche quando le notizie non sono “comode”.
Credo che la credibilità, nel lungo periodo, valga più di qualsiasi scoop.
Oltre allo sport, molti la seguono per i contenuti dedicati a lifestyle, viaggi e moda. Quali sono oggi i progetti professionali che la entusiasmano di più tra televisione, editoria e collaborazioni con i brand?
Mi entusiasmano tutti e tre gli ambiti: televisione, editoria e social. L’editoria è un mondo che ho scoperto da poco ed è stata un’esperienza bellissima e completamente nuova. Presentare il libro a Milano e vedere l’entusiasmo delle persone mi ha emozionata e fatto capire quanto questo settore possa essere stimolante e creativo. Oggi, però, il mio impegno principale è nel digitale, perché è qui che sto creando e sperimentando di più.
Amo i social perché mi permettono di avere un contatto diretto con chi mi segue, di raccontare storie in modo creativo e di portare avanti progetti personali con grande libertà. Nonostante oggi il digitale sia il mio focus, il mio primo amore resta la televisione: nasco da lì e ho avuto la fortuna di esordire come co-conduttrice in programmi sportivi. Quell’esperienza mi ha formata, mi ha insegnato disciplina e professionalità e rimane la base di tutto ciò che faccio oggi
I reality show rappresentano spesso una vetrina per nuovi volti. Le piacerebbe partecipare o magari condurre un format di questo tipo? Perché sì o perché no?
Mi piacerebbe vivere entrambe le esperienze, perché sarebbero nuove e stimolanti per me.
Partecipare a un reality sarebbe una sfida personale, un modo per mettermi alla prova in un contesto completamente diverso e capire come reagirei a situazioni fuori dalla mia quotidianità. Mi piacerebbe anche condurre un format di questo tipo, ma so che è un percorso che richiede studio, preparazione e grande impegno per essere affrontato al meglio. Non si tratta solo di raccontare le storie dei concorrenti, ma di gestire emozioni, ritmo e dinamiche in modo professionale. Credo che questa sfida sarebbe davvero stimolante e formativa.
La sua vita alterna impegni professionali e una vita privata molto esposta. Come riesce a mantenere l’equilibrio e a gestire le pressioni, le critiche e gli hater sui social?
Mi considero fortunata perché non ricevo molte critiche o attacchi, ma ho comunque imparato a dare il giusto peso a ciò che arriva. Con il tempo si impara a distinguere tra chi esprime un’opinione costruttiva e chi vuole solo diffondere negatività. Cerco sempre di circondarmi di persone autentiche, di staccare quando serve e di ricordarmi che dietro lo schermo c’è una vita reale, con le sue priorità. L’equilibrio si trova quando si smette di voler piacere a tutti e si impara a concentrarsi su ciò che è davvero importante, mantenendo la propria autenticità e serenità.