Una questione che sta creando un grosso dibattito nel mondo della Scuola fra Miur e docenti (precari e di ruolo) è quella delle supplenze.
Secondo quanto affermato durante una trasmissione radiofonica da Roberto Reggi, sottosegretario all'Istruzione, i docenti precari 'non danno valore aggiunto' alla scuola.
Per questo motivo, la riforma della scuola dovrebbe includere tra i suoi punti anche l'affidamento delle supplenze brevi agli insegnanti di ruolo, togliendole ai precari.
Reggi dice che l'organico funzionale deve farsi carico anche di questo.
Ecco perché le sue parole non piacciono a nessuno, nè ai precari nè ai docenti di ruolo.
Supplenze e riforma della scuola: proposta indecente?
Il suo presidente, Marcello Pacifico, fa notare che questa scelta è inappropriata per entrambe le categorie di insegnanti.
I docenti precari vengono dequalificati in modo poco appropriato, senza tener conto del ruolo importante che rivestono all'interno del servizio pubblico scolastico, a favore degli alunni.
Senza contare che questo significherebbe togliere lavoro a migliaia di docenti inseriti nelle graduatorie di istituto, in un momento in cui in Italia lavoro non ce n'è.
Cosa dovrebbero fare questi? Pagare per insegnare?
E poi c'è l'altro lato della medaglia.
Imporre ai docenti di ruolo di gestire anche le supplenze, significa oberarli in una misura che va oltre le loro possibilità. Si è forse dimenticato che gli insegnanti sono a rischio di stress e burnout in misura doppia e tripla rispetto ad altre categorie di dipendenti pubblici?
I docenti di ruolo hanno una mole di lavoro non indifferente: devono fare ricerche e preparare la lezione per i propri alunni, preparare e correggere i compiti, presenziare a riunioni con colleghi e famiglie e molto altro. In quale spazio di tempo dovrebbero riuscire a gestire pure le supplenze?
Riforma della scuola e Miur: a cosa si dovrebbe pensare?