I dati del fenomeno sono stati divulgati dal National Snow Ice Data Center (NSIDC), parte integrante dell'Istituto per la Comprensione delle Dinamiche Ambientali (CIRES, Università del Colorado), in collaborazione con la Nasa.

Annualmente, nella prima metà di Settembre, il ghiaccio Artico raggiunge il suo minimo, ma quest'anno lo scioglimento appare particolarmente accentuato.Il 10 settembre scorso esso presentava una superficie di 4,14 milioni di chilometri quadrati, le dimensioni più ridotte da quando, nel 2012, raggiunse un'estensione di 3,39 chilometri quadrati.

L'ennesimo minimo storico, il tredicesimo record negativo annuale consecutivo.

Scioglimento a velocità record e possibili cause

Il fenomeno si sta verificando a velocità record.Nei primi giorni di settembre, infatti, l'Artico ha perso parte del suo ghiaccio in un tempo minore rispetto alla media rilevata finora.Si stima una perdita di 34 000 chilometri quadrati al giorno, rispetto a quella a lungo termine di 21 000 chilometri quadrati.Il fenomeno è più evidente nell'area marina di Chukchi.

I satelliti della Nasa hanno, inoltre, rilevato che le rotte del "passaggio a Nord-Ovest" sono ancora aperte, come lo sono quelle del Mare del Nord.

Oggi buona parte dell'Artico è diventata navigabile, soprattutto quella dell'area che va dal Mare della Siberia Orientale fino al Mar di Beaufort, dove le acque sono oramai completamente liquide.

Gli scienziati pensano che tale ritiro possa essere attribuito non solo all'aumento globale della temperatura, provocato dalle forti emissioni di CO2, ma anche all'impatto dei forti cicloni che hanno investito la zona nel mese di Agosto.

Un anomalo, ma oramai non troppo, aumento delle temperature aeree e marine

Nei mesi scorsi, le temperature dell'area hanno presentato un incremento fino a 9°C sopra la media e un aumento della pressione, ma l'attenzione dei ricercatori, per la spiegazione del fenomeno, pare sia concentrata sullo spessore dei ghiacci.

In effetti è proprio sull'area di Chukchi che si sono abbattuti i cicloni estivi che potrebbero aver compattato e assottigliato la superficie polare della zona, provocando un innalzamento delle temperature del mare e innescando un circolo vizioso.

La causa del ritiro dei ghiacci sarebbe, quindi, frutto della concomitanza di due fattori: l'aumento della temperatura aerea, causata in parte dall'attività umana, e di quella marina.

Preoccupazioni conseguenze sull'Ambiente: ciò che accade in Artico non resta confinato

Se lo scioglimento dei ghiacci è un fenomeno del tutto naturale altrettanto non si può dire della velocità con la quale esso procede, e l'osservazione della calotta presenta un rischioso e repentino cambiamento fisico.

Le conseguenze sul Pianeta di un ulteriore incremento del ritiro dei ghiacci potrebbero essere ignote, inattese e incontrollabili, senza voler considerare quelle propriamente legate all'ecosistema locale.

Il ghiaccio artico, infatti, garantisce le produzioni agricole del Nord Europa e il suo scioglimento provocherebbe un calo delle temperature, stimato tra i 5 e i 10 gradi centigradi, con la relativa e catastrofica riduzione dei raccolti.

Le implicazioni non riguarderebbero solo il campo alimentare, ma, per esempio, interesserebbero il settore assicurativo globale.Aumenterebbero, infatti, gli eventi meteorologici estremi, quali l'intensificazione del freddo, delle inondazioni, dei cicloni, etc...

Tanti sarebbero, dunque, i motivi per correre ai ripari e preservare quello che in apparenza è un deserto inospitale, ma che in realtà contribuisce a mantenere gli equilibri ambientali dell'intero Pianeta.