Durante l'Antropocene - epoca geologica caratterizzata dagli effetti dell'attività umana sulla Terra - il nostro Pianeta è cambiato radicalmente, profondamente segnato dall'impatto ambientale, sempre più invasivo, che i suoi abitanti hanno avuto nel tempo. L'artista Benjamin Grant e lo scrittore Timothy Dougherty, nella loro opera 'Overview timelapse: how we can change the earth', attraverso una serie di foto aeree e satellitari, mostrano i segni - indelebili - inferti ad opera dell'uomo, "importanti da comprendere, se speriamo di cambiare rotta".

Una scelta, quella dei due autori, figlia della necessità di rendere, nel modo più crudo e diretto possibile, l'idea dei danni causati nell'epoca recente. Tuttavia, nonostante le evidenti 'ferite' che hanno stravolto il luogo in cui viviamo, predicano ottimismo, in virtù di quanto affermato dagli scienziati, convinti che non sia mai troppo tardi per adottare serie contromisure, a beneficio del Pianeta.

L''effetto panoramica' descrive un Pianeta sempre più fragile

Negli ultimi anni, l'impronta del nostro passaggio sulla Terra, appare sempre più evidente; gli effetti sono insostenibili tanto per il Pianeta, quanto per la stessa razza umana. Attività fuori controllo, come l'eccessiva deforestazione, le ingenti emissioni di CO2, unite ad operazioni petrolchimiche, gravose per il nostro Ambiente, sono solo alcune delle cause sottostanti alle significative trasformazioni che avvengono nel mondo.

Diverse sono le immagini utilizzate da Grant e Dougherty, per aumentare la consapevolezza sui danni sin ora provocati, denunciando una realtà da tempo in forte sofferenza. Le immagini ritraenti lo stesso luogo della foresta amazzonica, a soli 18 anni di distanza, sono forse emblematiche in questo senso, generando sgomento, di fronte alla violenza delle nostre azioni.

L'area in questione, nel Brasile occidentale, è una delle zone più soggette al disboscamento. Un tempo sede di circa 200.000 km quadrati di foresta, la mano dell'uomo ne ha drasticamente ridotto la superficie, ulteriormente danneggiata dagli incendi divampati nel 2019, cancellandone circa un decimo. Nello stesso anno, sempre gli incendi, sono protagonisti di un'altra istantanea satellitare, che avrebbe interessato il Nuovo Galles del Sud, Australia.

Roghi, causati da un anomalo innalzamento delle temperature, - il 2019 è stato l'anno più caldo dal 1900 - una delle disastrose conseguenze dei cambiamenti climatici, di cui l'essere umano ne è l'artefice principale. Quasi 100.000 km quadrati di verde, totalmente bruciati dalle fiamme, incessantemente alimentate da un vento sferzante. Il fenomeno si è protratto fino a febbraio del 2020, arrestato solo dall'avvento delle piogge torrenziali. Non lascia spazio a molte interpretazioni neppure l'ultima immagine; siamo a Hudson, California, di fronte alla più grande discarica al mondo di pneumatici. La struttura è composta da decine di sezioni larghe 45 metri, contenenti circa 60 milioni di tonnellate di rifiuti, la metà dei quali, viene bruciata per il loro carburante, emettendo gas altamente tossici.

Grant e Dougherty: 'C'è motivo di essere ottimisti'

Nonostante lo scenario attuale desti inequivocabilmente preoccupazione, Benjamin Grant e Timothy Dougherty infondono speranze sull'imminente futuro del Pianeta. "C'è motivo di essere ottimisti", affermano i due autori, confortati dalle parole degli studiosi, secondo cui saremmo ancora in tempo per modificare i nostri comportamenti, intraprendendo uno stile di vita ecosostenibile per l'ambiente. Da questa necessità, è nato il progetto, documentato all'interno di Overview timelapse: how we can change the earth, che, attraverso immagini ad alto impatto emotivo, stimola la coscienza di ognuno di noi, in parte responsabili di quanto accade nel resto del mondo.

Un tentativo di sensibilizzare, "sostituendo l'idea occidentale di soddisfazione, con una concezione esperienziale", suggerisce in un'intervista Burtynsky, fotografo del documentario Antropocene - l'epoca umana. Egli asserisce come le nuove generazioni siano d'esempio in questo senso, traendo valori da singole esperienze, piuttosto che da beni meramente materiali, indicando la strada da percorrere, per stabilire un nuovo modo di approcciarsi alla vita.