I giornali e le televisioni, in questi giorni, hanno dato grande spazio e (perchè no) enorme risalto, all'insediamento del magnate indonesiano Erick Thohir quale nuovo presidente dell'Inter.

Si è capito, fin dal primo contatto con la tifoseria nerazzurra, che il nuovo padrone del club milanese possiede uno spirito goliardico e particolarmente burlone: il suo presentarsi con il grido "chi non salta rossonero è..." è certamente il modo migliore per "arruffianarsi" il popolo interista e non ci sarà da meravigliarsi se, nei prossimi giorni, si aggiungerà anche la "variazione" dedicata all'eterna rivale, ovvero la Juventus.

Riflettendoci bene, forse il neo presidente dell'Inter avrebbe fatto meglio ad inneggiare ai propri colori, anzichè esordire proprio con uno slogan contro i "cugini" rossoneri: i giornali hanno sottolineato quanto Thohir, in questo senso, si senta già "italiano", si sia perfettamente calato, cioè, nella realtà del calcio italiano, spesso condita da sfottò e prese in giro.

Non possiamo fare a meno di chiederci, però, come mai vengano condannati così duramente i cori antisportivi dei tifosi quando, invece, semplicemente si ironizza sulla simpatica canzoncina intonata da Thohir.

D'accordo, allo stadio le offese, spesso, hanno come tema le cosiddette "discriminazioni territoriali" , assumendo talvolta le connotazioni di degradanti cori razzisti e sul fatto che vadano condannati nessuno può permettersi di obiettare: anche il grido del presidente dell'Inter, però, rappresenta pur sempre un coro antisportivo, meno grave d'accordo, ma che non ci sembra di buon esempio per migliorare l'educazione del nostro calcio.