"Andiamo a Berlino!". L'urlo a fine gara di giocatori e tifosi bianconeri ricorda quello del mondiale 2006: la Juventus elimina i campioni d'Europa del Real Madrid, pareggiando 1-1 al Bernabeu dopo il 2-1 dell'andata, e si qualifica, sovvertendo ogni pronostico, per la finale di Champions League. Il 6 Giugno, all'Olympiastadion di Berlino, affronterà il Barcellona nell'ottava finale della sua storia, la prima dopo la caduta in B del 2006.

La partita

Sono in 80.000 al Bernabeu (circa 4.000 gli juventini) a spingere il Real verso la seconda finale consecutiva.

Ma già dalle prime battute la truppa di Allegri non si fa intimorire, controlla senza problemi le sortite di Ronaldo e compagni e mantiene un certo predominio a centrocampo. Fino a metà frazione i padroni di casa ci provano solo dalla distanza, senza impensierire Buffon. Poi però arriva l'episodio che può mettere in ginocchio la Juve: contrasto Rodriguez-Chiellini in area, rigore che appare generoso. Cristiano Ronaldo trasforma e sposta la qualificazione dalla parte dei blancos. Come nel match d'andata, la Juve sbanda a fine primo tempo e rischia di incassare il raddoppio con Bale e Benzema (al rientro), ma resiste e si va al riposo sullo 0-1. Al 12' della ripresa la svolta: Vidal manda un campanile al centro dell'area avversaria, Pogba lo tocca di testa per l'accorrente Morata che stoppa di petto e scarica un sinistro che piega le mani a Casillas e fa esplodere il popolo bianconero.

I padroni di casa si gettano all'arrembaggio ma in maniera confusa e sterile: ci provano Bale, Rodriguez e Ronaldo ma senza fortuna. Le occasioni migliori sono per la Juve, con Casillas miracoloso su Marchisio e Pogba. Dopo 4 minuti di recupero può esplodere la festa: è finale dopo 12 anni!

Il capolavoro di Allegri

Questo storico traguardo, abbinato allo scudetto conquistato con un mese d'anticipo ed alla finale di Coppa Italia da giocare, rappresenta il fiore all'occhiello nuova gestione voluta dalla società di Max Allegri, fortemente contestato l'estate scorsa ed ora portato in trionfo dai suoi stessi detrattori. Con buona pace di Antonio Conte. Percorso opposto per Carlo Ancelotti: dalla gloria della "decima" al quasi certo addio alla sua esperienza spagnola.