La stagione calcistica sta osservando la pausa per dare spazio alle Nazionali impegnate nelle qualificazioni a Euro 2020 e in amichevoli. Cesare Prandelli, ex ct dell'Italia e attuale allenatore del Genoa, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport, durante la quale ha ricordato la Coppa dei Campioni vinta dalla Juventus all'Heysel, scenario di una tragedia, i suoi trascorsi sulla panchina della Fiorentina e quelli in azzurro.

Il ricordo dell'Heysel

L'allenatore ha raccontato come all'Heysel è rimasto impressionato dal pubblico terrorizzato che scappava davanti ai giocatori, i quali hanno aiutato i tifosi a uscire facendoli passare per gli spogliatoi.

I calciatori non avevano capito ciò che era accaduto, ma furono avvisati dal presidente bianconero Boniperti che la gara non si doveva giocare e invece il delegato Uefa ha imposto lo svolgimento del match,come da copione, per evitare altri disordini. Tutti, nell'ambiente bianconero, pensavano che l'incontro sarebbe stato interrotto dopo il primo tempo. Secondo Prandelli nessuno dei bianconeri di allora si è goduto davvero quella vittoria: "Posso garantirti che nessuno di quella Juve vuole quella Coppa", ha dichiarato l'intervistato, che in quella gara ha giocato solo otto minuti. I premi partita sono stati devoluti alle famiglie delle 39 vittime.

L'accusa di tradimento

L'addio alla panchina della Fiorentina ha lasciato l'amaro in bocca a Prandelli, perché è stato scaricato dalla società che aveva urgenza di chiudere con Mihajlovic.

Nonostante la decisione fosse dei viola, i Della Valle hanno definito l'ex allenatore un traditore perché accusato di volersi trasferire alla Juventus. È vero che la dirigenza bianconera gli aveva offerto la panchina, ma lui l'aveva rifiutata perché nell'anno di contratto che gli rimaneva con la Fiorentina avrebbe voluto tentare di vincere almeno un trofeo, dopo essere approdato per ben quattro volte in Champions League.

L'attuale allenatore del Genoa, ricordando i suoi trascorsi sulla panchina azzurra, ha precisato che i giocatori fuori dalle righe come Cassano e Balotelli sono di suo gradimento. Considera il barese il più simpatico, tanto che andrebbe a cena con lui ogni sera. Gestirlo non era facile perché non ha il senso del limite, ma ha i suoi codici d'onore e se si otteneva una stretta di mano non tornava indietro.

Il gruppo trainante dell'Italia era ed è quello della Juventus, per il quale le regole non vanno trasgredite. Di conseguenza, ha precisato Prandelli, i comportamenti sopra le righe di Cassano non erano ben accetti.