Scordatevi la Juventus. E scordatevela per 10 anni. E' la sintesi estrema della pioggia di Daspo che, di fatto, ha decapitato la Curva juventina e i gruppi simbolo del tifo bianconero. Una pioggia che, per la prima volta in Italia e nell'ambito dell' inchiesta Last banner, applica quanto previsto dal decreto sicurezza bis dell'ex Ministro dell'Interno Salvini, comprese le misure cautelari studiate appositamente per i mafiosi.
Tra i 38 Daspo emessi dal questore di Torino Giuseppe De Matteis nei confronti degli ultras coinvolti nell'inchiesta della procura di Torino - la brutta storia di minacce e ricatti denunciata dalla Juventus alle autorità a metà 2018 - ci sono quattro pezzi grossi non solo del tifo juventino, ma anche dello scacchiere ultras nazionale ed internazionale.
Daspo di 10 anni per gli ultras juventini
Si tratta dei padroni storici della curva bianconera come Dino Mocciola, leader dei Drughi, eppoi Salvatore Cava e Domenico Scarano, ritenuti i luogotenenti di Mocciola e capi del gruppo Tradizione assieme a Umberto Toia, tutti detenuti in carcere e destinatari dei Daspo decennali inflitti per la prima volta in applicazione del decreto Sicurezza bis. Un decreto che non solo ha esteso a 10 anni (erano 8 prima) la durata massima del divieto di frequentazione degli impianti sportivi (con obbligo di comparizione in questura) per chi è recidivo, ma prevede anche l'inserimento di misure per la sorveglianza speciale contenute nel codice antimafia. E allora, per Mocciola, Cava, Scarano e Toia, non sarà più possibile possedere e usare apparati di comunicazione, quindi anche i cellulari nei giorni delle partite della Juve.
Non potranno nemmeno detenere alcun tipo di arma (ci mancherebbe) fino allo spray al peperoncino e alle pistole giocattolo. E non potranno vedere la loro squadra del cuore in tv o ascoltarne le cronache in streaming o alla radio. Mai. Neanche una volta nei prossimi dieci anni.
Tra i 38 'daspati', 12 sono in custodia cautelare o ai domiciliari e quattro di loro hanno incassato Daspo di sei anni, mentre ai restanti quattro è stato inflitto un anno in più.
Poi, per tre persone denunciate per violenza privata il questore ha firmato Daspo di 5 anni mentre per gli altri 23 ultras sono arrivati divieti di accesso alle manifestazioni sportive per quattro lunghi anni. L'aria che si respira a Torino è tesissima, ma la guerra alla prepotenza ultras è appena iniziata: "Continueremo a utilizzare il Daspo affiancandolo all'applicazione del regolamento d'uso negli impianti sportivi frutto di accordi tra Digos e i club", ha spiegato Carlo Ambra, dirigente della Digos.
Accordi che hanno origine nel 2017 quando Viminale, Figc e Coni diedero vita ai codici etici dei club, nei quali sono contenute le regole comportamentali dei tifosi, sulle quali adesso la tolleranza è pari a zero.