Milano, 12 maggio 1965. In uno stadio di San Siro gremito in ogni ordine di posti si disputa la semifinale di ritorno della Coppa dei Campioni tra Inter e Liverpool. I nerazzurri di Helenio Herrera, campioni in carica, sono stati sconfitti 1-3 all'andata disputata ad Anfield Road e devono rimontare il passivo. Dopo 8' segna Mario Corso con la sua celebre "foglia morta" trasformando un calcio di punizione, corre il 10' quando il portiere scozzese dei reds, Tommy Lawrence, abbranca la sfera dopo un'azione d'attacco dell'Inter e si accinge al rinvio.

Fa rimbalzare il pallone per terra, una volta, la seconda, quando Joaquín Peiró si avventa sulla sfera e con un tocco d'astuzia la ruba all'estremo difensore, depositandola nella porta sguarnita nonostante il disperato tentativo di Lawrence di fermarlo: l'Inter conduce 2-0, nella ripresa arriverà anche il terzo gol di Facchetti ed i nerazzurri si qualificheranno per la seconda finale consecutiva di Coppa Campioni dove batteranno il Benfica bissando il titolo continentale della stagione precedente.

L'episodio citato è quello che, più di ogni altro, ha consegnato Joaquín Peiró alla storia dell'Inter. L'attaccante spagnolo non c'è più, si è spento all'età di 84 anni.

Lo straniero di coppa

Peiró era arrivato a Milano nell'estate del 1964, fortemente voluto da Helenio Herrera.

Aveva 28 anni e proveniva da un paio di buone stagioni al Torino, i granata lo avevano prelevato a loro volta nel 1962 dall'Atletico Madrid, dopo i Mondiali cileni ai quali aveva preso parte con la nazionale spagnola. In campionato viene però utilizzato abbastanza poco, il regolamento dell'epoca infatti obbliga lo schieramento massimo di due stranieri in Serie A e l'Inter dispone dei titolarissimi Jair e Suarez.

Herrera lo impiegherà soprattutto in Coppa dei Campioni dove non esiste questa limitazione e il centravanti madrileno ripaga la fiducia del "mago" segnando 3 reti in 9 partite. Peiró diventa a tutti gli effetti un "asso di coppe" nerazzurro calandosi alla perfezione nella chimica di gioco di HH. Chiude dunque la sua prima stagione in nerazzurro con la conquista dello scudetto e della Coppa dei Campioni, oltre alla Coppa Intercontinentale vinta nel settembre del 1964 contro l'Independiente: nella circostanza giocherà titolare la "bella" di Madrid vinta dai nerazzurri per 1-0.

Nella stagione successiva continua a giocare poco in campionato, ma è titolare fisso in Coppa dei Campioni: stavolta l'Inter si arrenderà in semifinale al Real Madrid, per Peiró ci sarà comunque un altro scudetto, il decimo della storia nerazzurra, oltre alla seconda Coppa Intercontinentale vinta ancora una volta contro gli argentini dell'Independiente. Nella circostanza sarà proprio lui su assist di Suarez ad aprire le marcature nel match di Milano vinto 3-0 contro i campioni del Sudamerica.

Il trasferimento alla Roma

Nonostante una buona intesa con tutto l'ambiente interista, il centravanti iberico saluta tutti al termine della trionfale stagione 1965/66 e si trasferisce alla Roma. In giallorosso giocherà fino al 1970, totalizzando 103 partite e 21 reti.

Nella stagione 1970/71 torna all'Atletico Madrid, prima di appendere le scarpette al chiodo.

Per lui inoltre 12 partite e 5 gol con la nazionale di Spagna con cui gioca, oltre ai citati Mondiali del 1962, anche la fase finale della Coppa del Mondo disputata in Inghilterra nel 1966. Successivamente diventa allenatore, guidando tra le varie squadre anche l'Atletico Madrid nella stagione 1989/90.