Dal paradiso all’inferno, stavolta senza ritorno; lo scenario è sempre San Siro ma dall’altra parte non c’era il Barcellona, bensì la Lazio. La 37a giornata di Serie A poteva essere cruciale per l’assegnazione dello scudetto ed è effettivamente stato così, ma non in favore dell'Inter. Tornano quei limiti che non si erano visti nell’annata del ventesimo tricolore, della seconda stella; una squadra che contro le big ha perso troppi punti e soprattutto dissipando situazioni con il risultato, più volte, a proprio vantaggio. Troppe rimonte subite, troppi cali di tensione.
La mente dei tifosi dell’Inter è ferma all’occasione sprecata da Arnautovic a due passi dalla porta avversaria, circostanza che mette forse in evidenza un ulteriore limite dei nerazzurri: una rosa - diversamente dalle narrazioni di questi mesi - ampia solo dal punto di vista numerico.
Marcus Thuram e Lautaro Martinez non bastano, nerazzurri troppo corti in attacco
Ancora la Lazio, ma non è il 5 maggio 2002; l’Inter insegue la chimera scudetto ma la 37a giornata di Seria A è amara per Inzaghi e giocatori che assaporano il vantaggio ma pagano, ancora, il difetto stagionale di non riuscire a chiudere le partite delicate. Poche colpe si possono dare ad una squadra che, a oggi, ha avuto la virtù di dimostrarsi competitiva su più fronti.
Al contempo, balzano all’attenzione i continui riferimenti ad una rosa ampia che non possono che essere catalogati come falsa narrazione.
Dall’attacco al centrocampo, si salva - forse - solo la difesa; l’Inter di quest’anno, almeno in Serie A, ha dimostrato di avere due uomini imprescindibili sulla trequarti. Mehdi Taremi (25 presenze, un gol e un assist in Serie A) contro la Lazio è stato bocciato da Simone Inzaghi dopo 55’, al suo posto Joaquin Correa (18 presenze, un gol e due assist), determinato e con tanta voglia di fare, ma senza incidere. La carta Marko Arnautovic (17 presenze, quattro gol e due assist) non cambia l’ordine delle cose e l’errore sotto porta ne è la fotografia.
Tolti Marcus Thuram e Lautaro Martinez, i nerazzurri pagano un reparto offensivo che è evidentemente tutt’altro che ampio al punto da poter reggere una lotta in tutte le competizioni come visto per questa stagione.
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La falsa narrazione sulla rosa ampia dell’Inter riguarda anche il centrocampo; Davide Frattesi (28 presenze, cinque gol e un assist) si è dimostrato più volte decisivo quando chiamato a prendere il posto dei titolari, ma una rondine non fa primavera. Ci si aspettava forse di più da Piotr Zieliński (26 presenze, due gol e altrettanti assist in Serie A) - sfortunato anche per gli infortuni - così come da parte di Kristjan Asllani (21 presenze, due gol e altrettanti assist) che ha spesso alternato luci e ombre.
L’unica vera ampiezza di rosa, per l’Inter, si può evidenziare in difesa; Carlos Augusto e Federico Dimarco hanno consolidato un passaggio di testimone che si ripete ad ogni partita e con ottimi spunti tattici.
Stesso discorso a destra con la staffetta Dumfries-Darmian; tanti cambi nel corso della stagione anche per il trittico dei centrali con nessuna bocciatura da segnalare. Lo stesso Bisseck - colpevole del fallo di mano che è costato un rigore in favore della Lazio - ha dimostrato una poderosa crescita e gli incidenti di percorso non possono che essere messi in conto.
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Con una finale di Champions League all’orizzonte - il prossimo 31 maggio 2025 - è ancora presto per programmare la prossima annata ma in prospettiva, e in ottica calciomercato, una mini-rivoluzione è tutt’altro che utopia.