Il conflitto ucraino tra secessionisti filo-russi e governativi europeisti è giunto ad un momento cruciale: con la riconquista di Sloviansk, teatro di audaci incursioni dei separatisti, il governo di Kiev prende il controllo della regione e si porta a soli 140 km da Donetsk, ultimo combattuto rifugio dei ribelli.
Le manovre odierne delle truppe regolari ucraine hanno inoltre portato a compimento l'accerchiamento di Kramators'k, tagliata fuori dalla linea del fronte e bombardata con l'artiglieria pesante. Porošenko è stato chiaro con i suoi uomini: pur evitando brutalità (che gli alienerebbero l'appoggio internazionale) è necessario colpire in maniera esemplare, persino le bandiere dei secessionisti non vanno semplicemente ammainate, ma strappate e bruciate.
Il crollo del sistema difensivo che i separatisti avevano approntato nella regione è totale, dove prima i cingolati di Kiev venivano fatto bersaglio di attacchi a sorpresa, ora i carri armati ucraini corrono veloci verso le prime linee, diretti a Donetsk.
Infatti il capoluogo dell'Oblast (provincia), città da cui è partita la protesta armata contro il governo centrale, è teatro di intensi combattimenti presso l'aeroporto, mentre bombardamenti aerei si susseguono da stamattina. Intanto i quadri del partito filo-russo Novorossiya (la cui bandiera è ironicamente simile a quella dei confederati secessionisti americani) cominciano a temere la punizione esemplare che il primo ministro ucraino intende impartire.
L'eventuale presa di Donetsk porrebbe praticamente termine alla neonata Repubblica Popolare e con essa al conflitto stesso.