Papa Francesco nel mirino del fondamentalismo islamico targato Isis, lo Stato islamico dell'Iraq e del Levante guidato dal califfo del terrore, Abu Bakr al Baghdadi. L'allarme è stato lanciato nei giorni scorsi dall'ambasciatore dell'Iraq in Vaticano. "Il Papa  è un bersaglio e la strategia dell'Isis punta sul clamore mediatico - ha detto Habeeb Al Sadr - basta vedere le immagini raccapriccianti delle decapitazioni veicolate con lo scopo di fare paura, fare parlare, fare scalpore". L'ambasciatore iracheno presso la Santa Sede non ha dubbi sul fatto che Papa Francesco sia tra i possibili target del terrorismo islamico dell'Isis.

 "La nostra intelligence - ha detto il diplomatico -  fanno ipotesi in tal senso. Sappiamo bene come ragionano questi terroristi. I loro obbiettivi sono riconosciuti. Io non escluderei che l'Isis arrivi a colpirlo".  L'ambasciatore iracheno ha anche detto di aver avvisato la diplomazia vaticana della grave minaccia. Intanto a Parigi 30 nazioni si sono riunite per dichiarare guerra all'Isis

Una minaccia ritenuta credibile anche dai servizi segreti secondo i quali qualche pazzo jihadista già presente in Italia potrebbe tentare di colpire il Papa. Al momento tuttavia non ci sarebbero rilevanze concrete di una cellula jihadista in Italia ma si teme l'azione di qualche lupo solitario. Per questo la sicurezza di Papa Francesco è stata rafforzata.

 Tra l'altro lo stesso Al Baghdadi, il califfo del terrore, all'inizio di luglio ha dichiarato di voler colpire il Vaticano ritenendolo un nemico dello Stato islamico dell'Isis. Gesti e parole insomma che  hanno fatto alzare la tensione avvalorando la tesi che il Santo Padre sia nel mirino dei fondamentalisti islamici. Ma c'è anche il  messaggio emanato  qualche giorno fa dal califfato   ai suoi adepti in Europa ai quali ha detto di 'tenersi pronti per colpire con le cinture esplosive'.

E ora c'è paura per il viaggio del Papa in Albania che secondo l'intelligence sarebbe una visita a rischio. La minaccia potrebbe arrivare da cellule jihadiste dislocate e molto attive in Kosovo, Bosnia e Macedonia.