Oltre a quelle su Elena Ceste, continuano le indagini su altre due donne scomparse, la cui sorte sta appassionando l'opinione pubblica e cioè Roberta Ragusa di Gello e la tredicenne Yara Gambirasio di Brembate: due casi che hanno profondamente turbato tutti, anche perché il tempo sembra passare invano senza un nome ai responsabili. Ecco tutte le ultime novità e le notizie sul come proseguono le indagini di entrambi i casi.

Le indagini su Roberta Ragusa proseguono

Le indagini su Roberta Ragusa sono su un binario morto, dato che tutti i sospetti portano al marito. Servono però elementi probatori nitidi che non si potranno avere finché non si troverà il corpo della donna, sempre sperando che in realtà non sia stata uccisa e che abbia scelto la strada - che per la verità appare improbabile - dell'allontanamento volontario. Ma come avrebbe potuto andarsene Roberta Ragusa, dato che aveva due bambini? È inverosimile che abbia abbandonato i figli.



Anche la disarmante freddezza palesata da Logli non può certo essere considerata prova, anche tenuto conto del particolare momento emotivo una volta presa coscienza che la moglie è sparita. Di certo se Roberta Ragusa avesse scoperto che il marito intratteneva da tempo una lovestory extraconiugale con la loro ex-babysitter sarebbe successo un putiferio, con probabili minacce di separazione. Per tutte queste supposizioni servono però, come già detto, delle prove, mentre Logli continua a professarsi non colpevole. Capire se, come e dove è stato eventualmente distrutto il cadavere, è la chiave di volta di queste indagini, che potrebbero riservare ancora molte sorprese. Per ora però le suddette indagini non hanno dato i frutti sperati.

Le indagini su Yara Gambirasio proseguono

Restano in attesa dignitosa e paziente i familiari di Yara Gambirasio.

Sono però trascorsi quasi 4 anni dal tragico rinvenimento del suo corpo in un campo. Ufficialmente la ragazzina è deceduta per ipotermia e cioè per il forte freddo di quella notte senza avere la forza di rialzarsi per le ferite da arma da taglio e i duri colpi subiti. La verità su quei fatti tarda ad arrivare e nel frattempo il sospettato del delitto, che potrebbe avere avuto un complice, rimane all'interno del carcere di Bergamo in attesa dello sviluppo degli eventi trovando costante assistenza da parte del cappellano della struttura. Forse ricorderete che nella fase iniziale delle indagini si sospettò del cittadino marocchino Mohamed Fikri, presto risultato estraneo ai fatti.

Dopo lunghe indagini e rilievi sul dna si arrivò in modo a dir poco rocambolesco al nome di Bossetti, muratore di Mapello, che all'epoca del fatto di cronaca nera era quarantenne.

Bossetti, che ha il pieno sostegno della famiglia, si dichiara non colpevole per la morte di Yara Gambirasio e anzi afferma di pregare tutti i giorni per lei, al termine di un lungo percorso di consolidamento della sua fede. I suoi legali affermano che qualcosa potrebbe non aver funzionato a dovere in sede di esame del dna e lasciano intendere che il responsabile potrebbe essere un'altra persona. Su questo si discuterà molto al processo. Le indagini saranno ancora lunghe perché in questa storia sembrano mancare ancora dati importanti, che solo per caso non sono ancora emersi.