Dopo l'attentato di Parigi ai danni della redazione di Charlie Hebdo, dove sono morti 12 giornalisti, il web e la carta stampata si sono chiesti se era il caso di pubblicare le vignette satiriche incriminate. I primi a porsi la domanda sono stati i redattori di Al Jazeera. Lo scambio infuocato di email è avvenuto tra il corrispondente inglese inviato a Parigi e il redattore arabo del giornale. A chiudere ogni discussione è intervenuto Omar Al Sakeh, il corrispondente dallo Yemen rispondendo in maniera definitiva alla collega Jackie Rowland. La giornalista da Parigi ha ribadito ai suoi colleghi che il loro lavoro non può mai essere considerato un crimine, anche se si tratta di informazione satirica.

Omar Al Sakeh ha contestato il suo pensiero, replicando che il giornalismo non è un crimine, ma quando c'è l'insulto (come nel caso delle vignette blasfeme) è da considerarsi un reato.

Come è cominciata la discussione tra i cronisti arabi e americani

La discussione tra i cronisti arabi e americani è cominciata quando, il produttore esecutivo Salah-Aldeen Khadr ha invitato i conduttori televisivi e i corrispondenti da Parigi a dire che l'attentato nonostante vada condannato, non ha nulla a che vedere con l'ostacolo alla libertà di espressione, per questo lo slogan Je suis Charlie è da considerarsi un messaggio deviante, non si tratta di una manifestazione di solidarietà, ma è l'espressione di un modo di ragionare sbagliato.

Secondo Khadr bisogna chiedersi se c'è stato davvero un attacco al popolo e alla cultura francese, oppure l'attentato è stato commesso per punire chi si è permesso, con delle vignette di offendere un miliardo e mezzo di persone. L'omicidio, secondo Khadr va sempre condannato, ma una cosa è difendere la libertà di espressione di fronte a un rigido regime che lo vieta, un'altra cosa è offendere.

I vignettisti continuando a proporre quel tipo di immagini, sapevano del rischio che stavano correndo.

Dura la risposta del corrispondente americano Tom Ackerman che invece sostiene tutt'ora la necessità di pubblicare le vignette per non dare il messaggio ai killer di averla avuta vinta loro. I colleghi arabi al contrario hanno commentato che se si va a insultare un miliardo e mezzo di musulmani, bisogna avere la consapevolezza che tra la folla possa esserci qualche testa matta. Con questa divergenza di idee saranno tempi duri per la redazione inglese di Al Jazeera.